Depurazione : Solo procurato allarme .

Vincenzo Granata

Depurazione: Il Sign. Domenico Miceli e un deputato,  solo procurato allarme.

Il Sign. Miceli consigliere comunale, accompagnato da un deputato, si erge a conoscitore delle problematiche relative alla depurazione nell’ambito dei comuni di Cosenza e Rende. Il sindaco di Rende e di Cosenza, non hanno bisogno di alcuna difesa rispetto a queste problematiche, i fatti sono noti ed evidenti .  Non si capisce con quali competenze e a quale titolo il sign. Miceli parla , rilevato che se non si procede all’ammodernamento delle strutture fognario- depurative della Calabria ogni singolo comune incorrerà nell’irrogazione di una sanzione pecuniaria da parte dell’ Unione Europea che potrà arrivare fino ad Euro 700.000 al mese, con elevato  pericolo di dissesto finanziario degli Enti Locali. L’impianto di depurazione è sotto l’egida della Procura della Repubblica, e la gestione rientra nell’ esclusiva competenza  dell’autorità giudiziaria  – anche per questo non si comprende quale siano le competenze del signor Miceli , per formulare tali dichiarazioni farneticanti in merito alla gestione della depurazione , provocando procurato allarme per pericoli inesistenti, art. 658 codice penale . Purtroppo oramai la politica è scaduta  e ci si muove con l’arma dell’ignoranza, l’ignoranza della conoscenza delle norme  che non si sa mai fino a dove puo’ portare .Una  ignoranza degna di esser fatta oggetto dell’ironia se non proprio del dileggio è  che sta producendo, nell’area urbana, una sciagurata evoluzione (dunque anche in questo caso c’è poco da ridere) dell’ordinamento giuridico (se è ancora degno di questo nome) del nostro povero comprensorio .

 

Il Presidente

Commissione Ambiente

Comune di Cosenza

Vincenzo Granata

 

Cosenza 24/07/2018

Granata (Lega): “Tribunale di Cosenza”, richiesto un incontro con il Ministro della Giustizia Bonafede .

Tribunale di Cosenza

Granata Lega : “ Tribunale di Cosenza” , non si puo’ istituzionalizzare il  pettegolezzo e dare rilevanza ad  una giustizia del sospetto. Richiesto un incontro con il Ministro della Giustizia Bonafede .

Nove deputati Cinquestelle interrogano il ministro della Giustizia, Bonafede, circa le voci strane di inchieste affossate o ostacolate nella procura cosentina e chiedono addirittura  l’invio immediato di uomini del ministero . Nello specifico  i deputati Cinquestelle precisano quindi «di aver segnalato al ministro le informazioni diffuse, in merito a quanto successo all’interno della procura cosentina su inchieste che coinvolgono la pubblica amministrazione, insieme ad alcune indagini finite nel nulla. Queste notizie, oramai di dominio pubblico, gettano discredito – continuano i Cinquestelle – sul funzionamento della procura del Tribunale di Cosenza.

In qualità di consigliere comunale della Lega nella città di  Cosenza, in una lettera inviata all’On. Domenico Furgiuele segretario regionale della Lega Calabrese, al ministro della Giustizia On. Avv. Alfonso Bonafede e al sottosegretario della Giustizia On.  Avv. Jacopo Morrone, ho richiesto un incontro per discutere della  situazione relativa al tribunale di Cosenza.

In primo luogo non si comprende da quale mezzo d’informazione locale provengano tali notizie, ma poi soprattutto vorrei portare alcuni elementi utili alla discussione sul piano giuridico, rispetto alle valutazioni approssimative e generiche che invocano la presenza di ispettori dell’ufficio  contenzioso e disciplina “magistrati” di Via Arenula .

Ricordo a me stesso e agli alleati del movimento cinquestelle sul piano nazionale, dove esistono varie anime, comprese quelle che non appartengono al giustizialismo di un noto senatore cosentino, notoriamente vicino alle posizioni del magistrato leader della corrente autonomia e indipendenza, alcuni principi giuridici .

I principi fondamentali delle garanzie costituzionali, della civiltà del processo penale sono stati “ aggirati” con una costante interpretazione riduttiva degli effetti: calpestati e sostituiti con il mito dell’efficacia. Efficacia di “lotta”, capacità di danneggiare il “nemico”, anche a costo di non risparmiare gli innocenti e i loro diritti .

Da consigliere comunale della Lega, rilevo che nella città di Cosenza non si puo’ istituzionalizzare il  pettegolezzo e dare rilevanza ad  una giustizia del sospetto, attraverso l’uso di giornali online, ampiamente conosciuti in città e che vengono utilizzati per aprire inchieste giudiziarie ed avviare indagini .

Ritengo invece che i parlamentari della maggioranza si debbano impegnare sulla effettiva realizzazione della separazione delle carriere e sul giusto processo .

    Il consigliere comunale

         Città di Cosenza

                 Lega

      Vincenzo Granata

Cosenza 21.07.2018

Non conosco Marcello Pittella, ma della innocenza del quale ho una presunzione almeno doppia, i miei auguri .

Marcello Pittella

Basilicata Caso Pittella : Magistratura penale invasiva, nel sud si arresta per abuso. Non conosco Marcello Pittella, ma della innocenza del quale ho una presunzione almeno doppia, i miei auguri .

Ci sono materie di studio nei corsi universitari che appaiono talvolta superflue e “ornamentali”. Poi, magari a distanza di decenni ti ritrovi ad evocare i rimasugli di ciò che hai dovuto apprendere per meglio comprendere l’incombente attualità di “questioni del mestiere”. Così trattando oggi il delicato e gravissimo problema dell’invasività della giurisdizione penale nell’ambito di altri poteri dello Stato, mi accade di richiamare alla memoria il detto di un giurista medievale, che, nella disputa tra Regalisti e Curialisti (i ghibellini ed i guelfi del diritto) scrisse: “Dominus Papa, ratione peccati, intromittit se de omnibus” (il Signor Papa, con la scusa del peccato si impiccia di tutto), tanto per usare un linguaggio alla buona.
Oggi “Intromittunt se de omnibus”, si impicciano di tutto, i P.M. ed i Giudici penali.
Perseguire i reati, veri o immaginari è la chiave per l’accesso all’esercizio, di fatto, del potere esecutivo e della stessa “politica”.
Oggi “Intromittunt se de omnibus”, si impicciano di tutto, i P.M. ed i Giudici penali.
Perseguire i reati, veri o immaginari è la chiave per l’accesso all’esercizio, di fatto, del potere esecutivo e della stessa “politica”.
Quando, invece, secondo il fondamentale principio della divisione dei poteri, si imporrebbe una netta separazione tra il legislativo, l’esecutivo ed il giudiziario. Una separazione teorizzata due secoli e mezzo fa e realizzata faticosamente con la creazione dello Stato moderno e l’avvento delle libere istituzioni.
Assieme all’”intromittere se de omnibus” dei P.M. e dei Giudici Ordinari fiorisce uno strano fenomeno: quello di una “specializzazione”, non nelle funzioni, ma nell’abuso di quegli strumenti che la legge (in verità sempre più sgangherata al riguardo nelle sue “novità”) fornisce agli scalpitanti magistrati “ratione peccati” per perseguire i reati.
E poiché nella legislazione criminale ci si accosta sempre più alle tesi che, con una spolverata di retorica democratica e di argomentazioni sociologiche, sono pur sempre quelle della giustizia nazista (punire chi è capace e proclive a commettere un reato senza che debba proprio averlo commesso) lo sbandamento ed il debordare diventa invasione del potere esecutivo e della politica. Ma, abbandonando la “divisione dei poteri” sembra che le diverse istituzioni territoriali giudiziarie si “specializzino”, come dicevamo poc’anzi, nel tipo di utilizzazione distorta, oltre che nella stessa distorsione “dei mezzi giudiziari”.
Al momento direi che il culmine della “specializzazione”, quello nell’uso di certi articoli del codice, è raggiunto nel mezzogiorno, dove dei magistrati hanno scoperto le norme del codice di procedura penale che consentono l’interdizione temporanea da funzioni, cariche, professioni, etc.
C’è la tendenza ad interdire o ad arrestare, più che una determinata funzione effettivamente connessa col reato la partecipazione alla vita sociale del soggetto. Una punizione anticipata della “capacità a delinquere”.
Un’analisi puntuale, coraggiosa e senza reticenza dei “casi” di giustizia ingiusta è quindi attività che si traduce anche in difesa dei principi fondamentali dello Stato libero e democratico. E’ con tale attività di puntuale e, magari, puntiglioso studio ed analisi e di denunzia delle patologie giudiziarie che si fa seriamente la battaglia non solo per la Giustizia Giusta, ma per quella della difesa delle libere istituzioni nel loro globale ed inscindibile complesso. E che si distingue dalle vaghe predicazioni di certi profeti di sé stessi comodamente scambiati per innovatori, di nostra conoscenza ed esperienza.
Queste considerazioni nascono dal caso del governatore della Basilicata Marcello Pittella, che non conosco ma della innocenza del quale ho una presunzione almeno doppia, i miei auguri .
“ In dubio pro reo” .
Non diciamo altro che: continueremo finché avremo fiato e forza per farlo.
Il Presidente
Associazione Legalità Democatica
Avv. Maximiliano Granata
07.07.2018