Non conosco Marcello Pittella, ma della innocenza del quale ho una presunzione almeno doppia, i miei auguri .

Marcello Pittella

Basilicata Caso Pittella : Magistratura penale invasiva, nel sud si arresta per abuso. Non conosco Marcello Pittella, ma della innocenza del quale ho una presunzione almeno doppia, i miei auguri .

Ci sono materie di studio nei corsi universitari che appaiono talvolta superflue e “ornamentali”. Poi, magari a distanza di decenni ti ritrovi ad evocare i rimasugli di ciò che hai dovuto apprendere per meglio comprendere l’incombente attualità di “questioni del mestiere”. Così trattando oggi il delicato e gravissimo problema dell’invasività della giurisdizione penale nell’ambito di altri poteri dello Stato, mi accade di richiamare alla memoria il detto di un giurista medievale, che, nella disputa tra Regalisti e Curialisti (i ghibellini ed i guelfi del diritto) scrisse: “Dominus Papa, ratione peccati, intromittit se de omnibus” (il Signor Papa, con la scusa del peccato si impiccia di tutto), tanto per usare un linguaggio alla buona.
Oggi “Intromittunt se de omnibus”, si impicciano di tutto, i P.M. ed i Giudici penali.
Perseguire i reati, veri o immaginari è la chiave per l’accesso all’esercizio, di fatto, del potere esecutivo e della stessa “politica”.
Oggi “Intromittunt se de omnibus”, si impicciano di tutto, i P.M. ed i Giudici penali.
Perseguire i reati, veri o immaginari è la chiave per l’accesso all’esercizio, di fatto, del potere esecutivo e della stessa “politica”.
Quando, invece, secondo il fondamentale principio della divisione dei poteri, si imporrebbe una netta separazione tra il legislativo, l’esecutivo ed il giudiziario. Una separazione teorizzata due secoli e mezzo fa e realizzata faticosamente con la creazione dello Stato moderno e l’avvento delle libere istituzioni.
Assieme all’”intromittere se de omnibus” dei P.M. e dei Giudici Ordinari fiorisce uno strano fenomeno: quello di una “specializzazione”, non nelle funzioni, ma nell’abuso di quegli strumenti che la legge (in verità sempre più sgangherata al riguardo nelle sue “novità”) fornisce agli scalpitanti magistrati “ratione peccati” per perseguire i reati.
E poiché nella legislazione criminale ci si accosta sempre più alle tesi che, con una spolverata di retorica democratica e di argomentazioni sociologiche, sono pur sempre quelle della giustizia nazista (punire chi è capace e proclive a commettere un reato senza che debba proprio averlo commesso) lo sbandamento ed il debordare diventa invasione del potere esecutivo e della politica. Ma, abbandonando la “divisione dei poteri” sembra che le diverse istituzioni territoriali giudiziarie si “specializzino”, come dicevamo poc’anzi, nel tipo di utilizzazione distorta, oltre che nella stessa distorsione “dei mezzi giudiziari”.
Al momento direi che il culmine della “specializzazione”, quello nell’uso di certi articoli del codice, è raggiunto nel mezzogiorno, dove dei magistrati hanno scoperto le norme del codice di procedura penale che consentono l’interdizione temporanea da funzioni, cariche, professioni, etc.
C’è la tendenza ad interdire o ad arrestare, più che una determinata funzione effettivamente connessa col reato la partecipazione alla vita sociale del soggetto. Una punizione anticipata della “capacità a delinquere”.
Un’analisi puntuale, coraggiosa e senza reticenza dei “casi” di giustizia ingiusta è quindi attività che si traduce anche in difesa dei principi fondamentali dello Stato libero e democratico. E’ con tale attività di puntuale e, magari, puntiglioso studio ed analisi e di denunzia delle patologie giudiziarie che si fa seriamente la battaglia non solo per la Giustizia Giusta, ma per quella della difesa delle libere istituzioni nel loro globale ed inscindibile complesso. E che si distingue dalle vaghe predicazioni di certi profeti di sé stessi comodamente scambiati per innovatori, di nostra conoscenza ed esperienza.
Queste considerazioni nascono dal caso del governatore della Basilicata Marcello Pittella, che non conosco ma della innocenza del quale ho una presunzione almeno doppia, i miei auguri .
“ In dubio pro reo” .
Non diciamo altro che: continueremo finché avremo fiato e forza per farlo.
Il Presidente
Associazione Legalità Democatica
Avv. Maximiliano Granata
07.07.2018

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