Sulla dichiarazione di Laura Ferrara, interviene Maximiliano Granata Legalità Democratica .

Maximiliano Granata e Mauro Mellini

Sulla dichiarazione di Laura Ferrara esponente del movimento cinquestelle, interviene Maximiliano Granata Legalità Democratica .

Successivamente alla dichiarazione di Laura Ferrara esponente del movimento Cinquestelle, sugli appalti spezzatino a Cosenza, mi preme fare alcune considerazioni sui  principi fondamentali delle garanzie costituzionali, della civiltà del processo penale, che non possono essere aggirati e calpestati .

Il Tribunale del Riesame con un provvedimento che rischia di avere un effetto boomerang sull’inchiesta, si è espresso annullando le misure interdittive a carico di Pecoraro, Bartucci e Amendola, ritenendo che gran parte dei capi d’imputazione che li riguardano non superino la soglia dei gravi indizi di colpevolezza . Un comune destino che dovrebbe accomunare i casi di abuso d’ufficio .

In merito alle dichiarazioni dell’Eurodeputato Laura Ferrara, dove addirittura individuerebbe responsabilità politiche, sugli appalti spezzatino a Cosenza, mi preme fare alcune considerazioni di carattere giuridico sui temi che l’associazione Legalità Democratica, sta portando avanti in tutta Italia con convegni aperti al confronto di avvocati ed esperti di diritto .

I principi fondamentali delle garanzie costituzionali, della civiltà del processo penale sono stati “aggirati” con una costante interpretazione riduttiva degli effetti: calpestati e sostituiti con il mito dell’efficacia. Efficacia di “lotta”, capacità di danneggiare il “ nemico “, anche a costo di non risparmiare gli innocenti e i loro diritti .

Al principio di “legalità” che implica che nessun fatto sia punibile se non in forza di una legge preesistente che chiaramente la definisca come reato, che cioè contiene in sé il principio della chiarezza, è puntualmente violato con la creazione di fattispecie “aperte”, “apparenti”, grossolanamente ed inconcludentemente abborracciate. Ciò implica ed impone di per sé l’arbitrarietà del magistero penale.

 Al principio di legalità si sostituisce quello di “prevenzione” :  meglio intervenire prima che il reato sia commesso . Contro chi? Contro chi è capace di commetterlo. Come si valuta tale capacità ? Con l’indizio, l’indizio è “sufficiente”, che non significa niente, che prevale sulla prova. Ed in via “cautelare” si “punisce” l’indizio e, per quel che riguarda le misure dichiaratamente di prevenzione, subito si colpisce l’indizio dell’indizio.

Come abbiamo la cucina “ alla romana”, “ alla siciliana”, “alla genovese”, “ alla napoletana”, abbiamo sedi giudiziarie in cui i magistrati hanno un “modus operandi in cui la custodia cautelare è più clamorosamente incauta, cosi come nella cucina calabrese abbonda l’uso del peperoncino ( che, almeno, non puo’ dirsi abuso) .

Non c’è bisogno di andar lontano. A Cosenza, che sta salendo nella graduatoria delle città in cui più fiero imperversa  l’uso alternativo della giustizia, la giustizia è cucinata in una salsa in cui primeggia la contestazione dell’abuso d’ufficio, reato con una fattispecie di delicata struttura, ma che certamente non comporta la criminalizzazione di ogni violazione di legge nell’attività amministrativa. Ed invece, in questa eversione del sistema costituzionale attraverso le forzature di quello penale, anche qui si pretende che ogni violazione di norme procedurali da parte di pubblici funzionari, sia “abuso”. Il che è una solenne e pericolosa sciocchezza. Abuso si ha solo quando l’atto, oltre che violatore di leggi e regolamenti, abbia finalità in sé illecite completamente estranee a quelle della pubblica amministrazione.

E cosi, l’aggravante della “ finalità patrimoniale” non va confuso con un qualsiasi effetto incidente in qualche modo su situazioni patrimoniali.

C’è poi la scoperta di misure cautelari altrove inconsuete o assai meno applicate. A Cosenza è venuta di moda l’interdizione cautelare dalle pubbliche funzioni, concepita ( e graduata) con una pena accessoria anticipata, senza alcuna, o con scarsa, connessione, con il reale contesto, e con le esigenze processuali .

Significativa ne è l’irrogazione “ facile” statisticamente assai piu’ frequente che altrove, ma anche per tempi piu’ lunghi .

Penso, e non riesco a riderci sopra, che qui ed ora a Cosenza frank Sinatra sarebbe “interdetto per anni uno” dalla professione di cantante e di attore .

Nel frattempo giunge a sollazzarmi un sonetto di Gioacchino Belli del 3 Dicembre 1832

Dal titolo certe condanne

Sai c’arispose lui? “Via, nun è ggnente:
Tratanto er fijjo tuo vadi in galerra,
Ch’è ssempre in tempo a uscí cquanno è innoscente„.

D’altronde Belli è Belli e facilmente se ne accettano le ragioni .

“In dubio pro reo “

Il Presidente

Associazione Legalità Democratica

Avv. Maximiliano Granata

16.05.2018

Maximiliano Granata (Legalità Democratica) : Magistratura Penale Invasiva

Avv. Maximiliano Granata

Maximiliano Granata Legalità Democratica
Magistratura Penale Invasiva, in Calabria i PM si sono specializzati nel reato di abuso .
Serve una banca dati sulle baggianate giudiziarie .

Ci sono materie di studio nei corsi universitari che appaiono talvolta superflue e “ornamentali”. Poi, magari a distanza di decenni ti ritrovi ad evocare i rimasugli di ciò che hai dovuto apprendere per meglio comprendere l’incombente attualità di “questioni del mestiere”. Così trattando oggi il delicato e gravissimo problema dell’invasività della giurisdizione penale nell’ambito di altri poteri dello Stato, mi accade di richiamare alla memoria il detto di un giurista medievale, che, nella disputa tra Regalisti e Curialisti (i ghibellini ed i guelfi del diritto) scrisse: “Dominus Papa, ratione peccati, intromittit se de omnibus” (il Signor Papa, con la scusa del peccato si impiccia di tutto), tanto per usare un linguaggio alla buona.
Oggi “Intromittunt se de omnibus”, si impicciano di tutto, i P.M. ed i Giudici penali.
Perseguire i reati, veri o immaginari è la chiave per l’accesso all’esercizio, di fatto, del potere esecutivo e della stessa “politica”.
Quando, invece, secondo il fondamentale principio della divisione dei poteri, si imporrebbe una netta separazione tra il legislativo, l’esecutivo ed il giudiziario. Una separazione teorizzata due secoli e mezzo fa e realizzata faticosamente con la creazione dello Stato moderno e l’avvento delle libere istituzioni.
Assieme all’”intromittere se de omnibus” dei P.M. e dei Giudici Ordinari fiorisce uno strano fenomeno: quello di una “specializzazione”, non nelle funzioni, ma nell’abuso di quegli strumenti che la legge (in verità sempre più sgangherata al riguardo nelle sue “novità”) fornisce agli scalpitanti magistrati “ratione peccati” per perseguire i reati.
E poiché nella legislazione criminale ci si accosta sempre più alle tesi che, con una spolverata di retorica democratica e di argomentazioni sociologiche, sono pur sempre quelle della giustizia nazista (punire chi è capace e proclive a commettere un reato senza che debba proprio averlo commesso) lo sbandamento ed il debordare diventa invasione del potere esecutivo e della politica. Ma, abbandonando la “divisione dei poteri” sembra che le diverse istituzioni territoriali giudiziarie si “specializzino”, come dicevamo poc’anzi, nel tipo di utilizzazione distorta, oltre che nella stessa distorsione “dei mezzi giudiziari”.
A Milano la più “ovvia” delle forme e dell’abuso, quella della custodia cautelare e della revoca di essa al momento opportuno, creò con il sistema “ti arresto, tu fai i nomi di altri, io ti mando a casa ed arresto quegli altri” l’operazione di invasione nel campo politico operata dall’equipe di “Mani Pulite” che risultò la più colossale di tutti i tempi, addirittura con la fine della Prima Repubblica e l’avvento di un simulacro di Seconda.
C’è poi la “specializzazione” per “materia”: a Torino reati “ambientali”, a Potenza reati dei “VIP antipatici”.
Nella città di Cosenza e in Calabria i pubblici ministeri si sono specializzati per i reati di abuso .
Un’analisi puntuale, coraggiosa e senza reticenza dei “casi” di giustizia ingiusta (penso all’impegno di Patrizio Rovelli per l’Osservatorio della giustizia e la banca dati sulle baggianate giudiziarie) è quindi attività che si traduce anche in difesa dei principi fondamentali dello Stato libero e democratico. E’ con tale attività di puntuale e, magari, puntiglioso studio ed analisi e di denunzia delle patologie giudiziarie che si fa seriamente la battaglia non solo per la Giustizia Giusta, ma per quella della difesa delle libere istituzioni nel loro globale ed inscindibile complesso. E che si distingue dalle vaghe predicazioni di certi profeti di sé stessi comodamente scambiati per innovatori, di nostra conoscenza ed esperienza.
Non diciamo altro che: continueremo finché avremo fiato e forza per farlo.

Presidente
Associazione Legalità Democratica
Avv. Maximiliano Granata

15.05.2018

Incendiata l’auto del consigliere Cipparrone, la solidarietà di Maximiliano Granata

Avv. Maximiliano Granata

COSENZA – «Solidarietà per il vile attentato subito dal consigliere comunale di Cosenza Giovanni Cipparrone, relativo all’incendio dell’auto di sua proprietà, a pochi giorni del danneggiamento dell’auto del fratello . Questi atti- dice il presidente dell’associazione Legalità democratica,  Maximiliano Granata- vanno condannati con fermezza da parte delle forze politiche e sociali della città di Cosenza.
Vi è di più l’autorità giudiziaria e le forze dell’ordine facciano chiarezza su quanto è avvenuto .
Non è la prima volta che nella città di Cosenza si verificano fatti di questo genere . Esprimo la mia vicinanza ai fratelli Cipparrone, anche perché mio malgrado posso capirne oggi lo stato d’animo, per aver subito anche io l’incendio della mia autovettura nel 2015».

 

Legalità Democratica : Siamo diversi dal sen. Nicola Morra e dal suo amico Davigo .

Intervento del sen. Nicola Morra

Legalità Democratica : Siamo diversi dal sen. Nicola Morra e dal suo amico Davigo .
Se si scardina l’equilibrio tra i poteri e la politica mette le mani sulla giustizia, ogni arbitrio è possibile».

Relativamente alle dichiarazioni del sen. Nicola Morra, sull’esaltazione di Piercamillo Davigo, sulla schiena dritta e sull’esaltazione del giustizialismo, mi preme fare alcune considerazioni :
Ormai è fatto notorio delle frequentazioni assidue del sen. Nicola Morra presso il tribunale di Cosenza e anche di una manifestazione organizzata a Cosenza nella città di Cosenza, alla presenza di Davigo e Colombo.
Come movimento Legalità Democratica mi preme fare alcune considerazioni :
Non è la prima volta che il Movimento 5 Stelle accoglie, ricambiato, le simpatie di giudici ed ex giudici. Il precursore era stato, Antonio di Pietro, entrato a far parte della scuderia digitale di Gianroberto Casaleggio agli albori del Movimento. Ma fra i giudici “amici” dei Cinquestelle si annoverano nomi come quello di Piercamillo Davigo, Nino di Matteo, candidato in pectore del Movimento alla carica di ministro della Giustizia o degli Interni, e Sebastiano Ardita, ospite d’onore alla convention grillina di Ivrea la scorsa primavera ed autore, con Davigo, del libro “Giustizialisti.
«L’autonomia dei pm è di fatto sotto attacco. Da essa dipende il funzionamento della democrazia: se si scardina l’equilibrio tra i poteri e la politica mette le mani sulla giustizia, ogni arbitrio è possibile».
Fra i vari quesiti vi era quello riguardante l’attuale sistema di nomina dei capi degli uffici da parte del Consiglio superiore della magistratura. Tema diventato di grande attualità in queste settimane dopo la pubblicazione del libro “Palazzo d’ingiustizia” del giornalista Rai Riccardo Iacona in cui viene descritto un sistema di scelta dei vertici basato sulla lottizzazione più spinta fra le correnti dell’Anm.
La politica deve decidere di mettere in campo la controffensiva. Cioè di varare una riforma seria della giustizia, che ponga fine agli sconfinamenti, che separi le carriere, che rafforzi la responsabilità civile, che limiti fortemente le possibilità di usare il carcere come strumento di indagine o, peggio, di pressione politica e mediatica. Insomma una riforma che riporti i Pm al loro ruolo, liberandoli dalla pulsione all’onnipotenza.

Presidente
Associazione Legalità Democratica
Avv. Maximiliano Granata

06.05.2018