Calabria,Rifiuti del passato:Emergenza perenne a vantaggio del cartello dei privati.

Che in Calabria i 16 anni di gestione commissariale del settore dei rifiuti siano stati un flop gigantesco è cosa nota. Non bastassero i meri dati contabili – un miliardo di euro spesi -, ecco l’evidenza “ambientale”: emergenze cicliche, strade invase dai scacchetti, impianti fermi, obsoleti o saturi, proteste dei cittadini e delle maestranze, alto rischio per la salute pubblica. Un caos finora senza soluzione, nè barlumi di speranza.La situazione di oggi non è cambiata, anzi è peggiorata e l’attuale situazione di emergenza che sta vivendo il settore dei rifiuti, è il risultato dell’inefficace e “discutibile” gestione degli ultimi dieci anni presso la Regione Calabria. Questa Regione nel settore dei rifiuti e della depurazione non è stata governata. Una cosa balza agli occhi in questi giorni, i dirigenti che hanno gestito negli ultimi dieci anni, sono ancora in regione nei posti chiave della burocrazia regionale. Una emergenza perenne quella del settore dei rifiuti tutta a vantaggio del cartello dei privati che si sta arricchendo a discapito dei cittadini calabresi. E’ arrivato il tempo di agire, ci auguriamo che il Presidente Occhiuto effettui un cambio di passo, sostituendo questi mediocri dirigenti regionali. Intanto,questa estate, in Calabria, l’immondizia potrebbe rimanere per strada.

Calabria:Rifiuti, l’emergenza ingrassa il portafogli del cartello dei privati.

Nella Regione Calabria, nubi plumbee che arrivano dal passato, giganteschi punti interrogativi sul futuro e un presente fatto di incertezze ed emergenza. Un caos che è il perfetto specchio burocratico di un sistema vicino al collasso anche sotto l’aspetto gestionale. L’emergenza finisce per ingrassare portafogli e discariche in mano al cartello dei privati che ha portato il costo di conferimento a quasi 400 euro a tonnellata , senza contare il costo di trattamento che puo’ oscillare dai 140 ai 190 euro a tonnellata, per un totale di quasi 600 euro a tonnellata, escluso il costo della raccolta. Intanto questa estate, in Calabria, l’immondizia potrebbe rimanere per strada.

Emergenza rifiuti, a fine giugno la Calabria invasa dalla spazzatura.

Mentre il medico studia il malato muore. Queste poche parole si addicono all’emergenza rifiuti in Calabria. In questi anni e in questi mesi la Regione Calabria non ha prodotto alcun risultato in termini concreti, ha solo nominato i commissari del nulla per non risolvere nulla. E’ evidente che se la Calabria a Giugno sara’ invasa dalla spazzattura e’ per evidente ed esclusiva responsabilita’ della regione calabria. LA STORIA CONTINUA…….

In Calabria 330 Euro a tonnellata per lo smaltimento dei rifiuti.

Espatrio dei rifiuti in Svezia al costo di 330 euro a tonnellata, continuando a permanere l’incapacità di smaltire gli scarti di lavorazione dei rifiuti che non possono essere riciclati. A questo punto sorge spontanea una domanda, come mai non sono stati analizzati e autorizzati gli studi di prefattibilità tecnica economica presentati dal pubblico e che giaciono da mesi nei cassetti della Regione Calabria. in questi giorni analizzeremo il problema. La storia continua ………….

Rifiuti,Calabria:La tariffa aumentata da 170 euro a 330 euro a tonnellata.

Gli Scarti che non si sa più dove conferire a causa di un sistema impiantistico pubblico assai carente e lacunoso hanno determinato l’implosione del sistema. La verità è una sola: in Calabria il ciclo dei rifiuti non è proprio gestito, non c’è programmazione e si lavora sulle emergenze. Il sistema di gestione dei rifiuti urbani in Calabria non funziona».In Calabria bisogna intraprendere un percorso preciso che dovrà portare la gestione del conferimento dei rifiuti appannaggio esclusivo delle amministrazioni pubbliche». «Gli ultimi provvedimenti della regione, in materia di conferimento, hanno alimentato confusione e disordine amministrativo, con aumento considerevole delle tariffe a carico dei cittadini e dei comuni tutto a vantaggio del sistema dei privati».Cosi vanno le cose in Calabria, cioè non vanno.

Emergenza Rifiuti: Granata (Valle Crati), ATO 1 Cosenza inadempiente nella richiesta flussi/quantitativi dei rifiuti dei singoli comuni, con cadenza giornaliera.

In relazione alla richiesta del Sindaco della Città di Cosenza Mario Occhiuto, all’ATO 1 Cosenza dell’elenco della quantità dei rifiuti conferiti da Settembre ad oggi, tengo a specificare quanto segue:

Nelle more dell’approvazione e della sottoscrizione della convenzione da parte della Comunità d’Ambito Territoriale Ottimale della provincia di Cosenza che vede  il Presidente Avv. Marcello Manna e il suo DUC Ing. Francesco Azzato, già inadempienti . In data 29/05/2020, lo scrivente Presidente del Consorzio Valle Crati con lett.  prot. nr. 788, indirizzata al Presidente Avv. Marcello Manna, al DUC Ing Francesco Azzato, a Calabra Maceri e Servizi S.P.A. e a Ekro s.c.a.r.l. , considerata la necessità dell’Ente Consortile di controllare nonché di verificare il pagamento integrale dei conferimenti dei rifiuti prodotti da parte dei singoli comuni fruitori del servizio presso la discarica consortile di loc. Vetrano in San Giovanni in Fiore, richiedeva alla Comunità d’Ambito Territoriale Ottimale della provincia di Cosenza ed alle società autorizzate al trattamento dei rifiuti di voler trasmettere al Consorzio Valle Crati con cadenza giornaliera i seguenti dati:

  • Per ogni comune appartenente alla Comunità d’Ambito Territoriale ottimale della Provincia di Cosenza i flussi/quantitativi dei rifiuti di singoli comuni in entrata presso gli impianti di trattamento autorizzati;
  • Per ogni Comune appartenente alla Comunità d’ambito Territoriale ottimale della provincia di Cosenza i flussi/quantitativi dei rifiuti dei singoli Comuni in uscita dagli impianti di trattamento autorizzati e che vengono conferiti presso la discarica consortile di Loc. Vetrano in San Giovanni in Fiore .

Tanto premesso, ad oggi non è pervenuto alcun dato relativo alle richieste effettuate, constatando pertanto l’inadempienza dell’ATO 1 Cosenza e del DUC Ing. Francesco Azzato, relativo alla trasmissione dei dati . Lo dichiara il Presidente del Consorzio Valle Crati Avv. Maximiliano Granata.

 

Lodevole l’operato del Presidente Santelli: La dichiarazione di Vincenzo Sofo è offensiva per tutti i calabresi.

Lodevole l’operato del Presidente della Regione Calabria, On. Jole Santelli, e della sua task force per affrontare l’emergenza Coronavirus. Un lavoro instancabile coadiuvato da professionisti e dirigenti di grande qualità. In Calabria non esistono improvvisati ma una classe politica, quella attuale, che puo’ dare lezioni di buon governo a chiunque in Europa. La dichiarazione di Vincenzo Sofo,Europarlamentare della Lega, sul post della sua pagina facebook del 2 Aprile,sugli improvvisati della Calabria è  offensivo per tutti i calabresi. Lo dichiara il Presidente dell’Associazione Legalità Democratica Avv. Maximiliano Granata .

Mauro Mellini denuncia potere dei pm e inerzia dei politici

Mauro Mellini e Maximiliano Granata

È il caso di Mauro Mellini, già deputato radicale e membro del Csm, che ha fatto il giro delle sette chiese in cerca di un editore per Il partito dei magistrati, trovando asilo solo presso il coraggioso ma minuscolo Bonfirraro. Ed è un peccato, perché libri come il suo sono proprio ciò che manca al dibattito (truccato) sulla giustizia: da anni assistiamo a una sfida da feuilleton tra un imprendibile Fantômas e un tenace commissario Juve, e il duello ruba la scena alle questioni serie, che riguardano, prima di tutto, l’equilibrio tra i poteri. O meglio, lo squilibrio.
Il libro di Mellini, tra il saggio storico, il pamphlet e il memoriale, rileva il paradosso di «una funzione dello Stato che si erge a partito e che come partito opera e si muove nella vita politica e sociale». Il suo bersaglio è la «giustizia deviata», uscita dal recinto delle sue funzioni e dedita al pascolo abusivo in terreni che non le spettano. Lo sconfinamento parte già nel dopoguerra e trova i primi appigli nell’ambiguo compromesso costituzionale. È teorizzato poi nel periodico di Magistratura democratica, che Mellini è andato a rileggersi: grattando la crosta del gergo contestatario, ecco emergere temi come l’indipendenza assoluta della magistratura e il suo diritto a mutare i rapporti sociali a colpi di sentenze. Ma il punto di svolta è la gestione delle due grandi emergenze, mafia e terrorismo. È allora che la giustizia si ammanta di metafore militaresche: i magistrati sono «in trincea», ogni procura è un «avamposto dello Stato». Il potere della corporazione si estende, la cultura delle garanzie retrocede. E già che in Italia, secondo l’adagio di Flaiano, nulla è più definitivo del provvisorio, l’emergenzialismo sopravvive all’emergenza.

Dalle pagine di Mellini, che intrecciano con piglio quasi romanzesco questioni tecnico-giuridiche — la composizione del Csm, i tranelli del nuovo codice, i magistrati fuori ruolo — e grandi storie nazionali come il caso Montesi e il caso Tortora, prove generali del circo mediatico-giudiziario e dei suoi usi politici, si ricava una lezione desolante: l’esondazione, più che all’attivismo della corporazione o al protagonismo delle sue avanguardie, si deve all’ignavia della politica e ai suoi calcoli di tornaconto. Un esempio è la legge Breganze, che sancì nel 1966 la «carriera automatica» dei magistrati, senza criteri di merito. Quando la norma era in discussione, racconta Mellini, perfino Andreotti sollevò qualche riserva, ma gli fu raccomandato di tenerla per sé, perché altrimenti «ci arrestano tutti gli amministratori democristiani». Altro esempio è il referendum per la responsabilità civile dei magistrati, indetto sull’onda del caso Tortora. Il ceto politico non volle andare fino in fondo e tradì l’esito referendario: restò a mani vuote, ma ottenne comunque di inimicarsi i giudici, che vissero la campagna come un affronto. Mani pulite era alle porte. Quando poi, in un demagogico cupio dissolvi, i parlamentari si spogliarono di quell’immunità di cui pure avevano abusato, la frittata era fatta, lo squilibrio sancito. E la classe politica della Seconda Repubblica, malgrado i fuochi d’artificio, si è guardata bene dall’affrontare il nodo, secondo l’abitudine nazionale al rinvio.
Mellini non si rassegna all’idea che le sue, per usare la formula einaudiana con cui i liberali fanno quasi un vanto della loro irrilevanza, siano «prediche inutili». Però lo teme, tanto che la sua dedica è «a tutti coloro che non leggeranno questo libro, con l’augurio che non abbiano ragione per pentirsi di non averlo letto». A riprova che il garantismo è pensiero non già egemone, ma solitario e clandestino.