Concorsi pubblici,IDONEA? SI, sono figlia di un politico.

Nei vari concorsi pubblici la maggior parte degli idonei o assunti, sono figli, amanti o pupille, ex burocrati e capi elettori di personaggi politici locali, molto influenti. Le cose vanno cosi nel silenzio generale dei cittadini, che non si chiedono se tutto questo appartenga al merito e alle capacità di chi raggiunge questi risultati. Nel frattempo giungono a sollazzarmi ma non troppo, alcuni versi di un sonetto di Gioacchino Belli della giustizzia der monno dell’8 Aprile del 1835. La ggiustizzia è pp’er povero, Crestina.Le condanne pe llui sò ssempre pronte. Sai la miseria che ttiè scritto in fronte? Povero Crestina; secondo noi, quasi duecento anni dopo, non sarebbe mai riuscito a vincere alcun concorso o idoneità. D’altronde Crestina è Crestina, con l’impunità dei politici che accompagna il privilegio dei potenti. In questi giorni seguiremo e racconteremo la vicenda con dovizia di particolari, la storia continua …………………………………..

Calabria: La Lega senza uomini? Dal celodurismo alle donne litigiose di Gioacchino Belli.

«Ma la Lega Nord ce l’ha duro, duro, duro!» Oggi, a dispetto del fallico richiamo di Umberto Bossi, la Lega è diventato un partito di donne al potere.Si dice nel mondo maschile che tra le donne esiste rivalità, invidia e cattiveria. Donne che non se la prendono con gli uomini, ma con le stesse donne,”misogine perché con un po’ di accidia si sentono soddisfatte di un ruolo ancillare”.Del resto se è vero che vogliono essere candidate o fare gli assessori in quanto donne, è vero anche che non vengono fatte fuori politicamente in quanto donne. La Lega in Calabria è un partito fortemente femminista in cui per contare bisogna piegarsi alle logiche delle donne. Basta pensare che nella lega calabrese, Saccomanno, che guida il partito, è messo in netta minoranza dalle donne. Sulle donne che litigano per il potere, giunge a sollazzarmi un sonetto di Gioacchino Belli “le donne litichine”, le donne di Belli sono girandolone e si incontrano spesso in strada, alla fonte,nei prati, all’osteria, in chiesa. E’ cosi il poeta alcune volte descrive i dialoghi infuocati fra le comari, le donne plebee, famose per non avere peli sulla lingua. Mi diverte ricordare alcuni versi di questo sonetto del 27 marzo 1836
Oggni ggiorno, pe ccristo, una canzona!
Sempre strilli, bbaruffe e cchiappe in mostra!
Me fa spesce de voi che ssete vecchia,
E ddate un bel’essempio ar viscinato.
Sù, a ccasa, o vve sce porto pe un’orecchia.
D’altronde Belli è Belli e facilmente se ne comprendono le ragioni. Il caso della lega calabrese è quello di donne litigiose per questioni di potere. Cosi vanno le cose nella lega calabrese, cioè non vanno. Seguiremo la vicenda,la storia continua……………..

L’ignoranza arma letale della burocrazia .

Non amo le “discussioni accademiche”. Sono rimasto lontano dalle Università, almeno quelle italiane, dal giorno della mia laurea in giurisprudenza. Ho sempre professato un’ottimistica fede nella ragione, ma ho sempre diffidato delle teorizzazioni tendenti a superare il buon senso che, ricordo, un epigramma in un libro di scuola di mia Madre “la scienza, sua legittima figliola – uccise per veder com’era fatto”.
Proprio per questo non ho dimenticato una discussione che intavolai nientemeno che col Rettore di una piccola e gloriosa Università, proponendogli una indagine scientifica sul tema: “L’ignoranza come elemento di evoluzione dell’ordinamento giuridico e dei procedimenti amministrativi”. Lì per lì l’illustre personaggio prese la cosa a ridere, lodando la mia supposta ironia. Riuscii però a convincerlo che non volevo affatto scherzare, facendogli esempi storici (mi pare proprio quello dell’ignoranza della lingua greca da parte dei Glossatori che perciò esclusero le proposizioni scritte in greco del Digesti dal diritto positivo da loro commentato con i famosi “id est…”).
Ma ignoranza degna di esser fatta oggetto dell’ironia se non proprio del dileggio è quella che sta producendo una sciagurata evoluzione (dunque anche in questo caso c’è poco da ridere) dell’istruzione dei procedimenti amministrativi del nostro povero Paese.
L’ignoranza non va confusa con il disorientamento: l’ignoranza, crassa ed arrogante di certi nostri burocrati, capace di sfidare il ridicolo che le si addice è tutt’altro che “disorientata”.
Queste malinconiche (a dir poco) considerazioni di certo non mi rallegrano e cerco di liberarmene.
A questo punto è saltata fuori, a sollazzarmi, (ma non troppo) la memoria di un sonetto di Gioachino Belli del 27 maggio 1834 Li Prealti e Li Cardinali, ” Li somari so ppiu’ de li cavalli”,i cui versi ben si attagliano alla tragicomica vicenda dei burocrati.Belli è Belli e volentieri se ne accettano le ragioni. Diciamo pure, dunque, che quello del nostro caso della burocrazia è ignoranza.