Granata(Legalità Democratica):L’assoluzione di Tallini e la culla del giustizialismo.

L’assoluzione di Mimmo Tallini, mi induce ad alcune riflessioni.
Una volta era d’obbligo affermare che all’Estero ci “invidiavano il Duce”. Ora per una forma assai simile di narcisismo, frutto di ottusità e di imposizione mediatica, sembra che dovremmo sentirci “invidiati” nientemeno che per il nostro diritto, “saggiamente” libero da impacci garantisti. A dettare agli Italiani l’assioma della loro fortuna di essere “guidati” dal Duce, con il corollario, appunto, dell’invidia prodotta in quei babbei degli stranieri che non erano stati capaci di procurarsene uno almeno un po’ somigliante al prototipo (ma poi i tedeschi ne tirarono fuori uno cento volte più “duce”) era lo stesso oggetto dell’invidia : il Duce ed i suoi cortigiani. Oggi a cercar di convincerci che siamo fortunati ad avere la miglior giustizia del mondo, che gli altri ci invidiano solo perché non la conoscono, sono gli stessi magistrati, che delle nostre leggi, ancora non tutte da buttare, fanno il “diritto vivente”, che a volerlo buttar via non ci si riesce, perché in un modo o nell’altro te lo fanno “vivere”, spiattellandotelo tale e quale.
Dunque, cari connazionali, “allegria”, come diceva la buonanima di Mike Bongiorno. Allegria perché siamo la culla del diritto e della giustizia, quella che non si fa fregare, perché se ne frega di quelle chiacchiere del garantismo. La culla, insomma, del giustizialismo. Peggio per chi non riesce a fare altrettanto e per evidenti complessi di inferiorità non sa imitarci. Il guaio è che con le loro stronzate (scusate, diciamo… sciocchezze…) mettono i bastoni tra le ruote alla giustizia nostra ed ai nostri magistrati che così bene la amministrano.
Queste cose, se non le diceva esplicitamente, le evocava e le lasciava intendere e faceva il necessario perché dovessimo intenderle giorni fa in televisione un magistrato che non è né un fanatico fondamentalista, né un esibizionista né tanto meno uno sprovveduto e che, pertanto, si può dire esprima il succo di tutta una politica giudiziaria (quella, appunto dei magistrati, che peraltro negano di averne una).
Dunque, Nicola Gratteri, oggi procuratore della D.D.A. di Catanzaro, magistrato “antimafia”, anzi, antindrangheta, alle prese, per le sue funzioni, con molti problemi relativi ai rapporti con altri sistemi giudiziari e di indagini penali vigenti in Paesi d’Europa (e non solo), lamentava che, ad esempio, in Germania non fossero consentite intercettazioni telefoniche ed ambientali come da noi (dove, possiamo aggiungere, anche se non sono consentite, si fanno lo stesso etc. etc.) intercettazioni che avrebbero, ad esempio, consentito di “prevenire” la strage di ‘ndrangheta di Duinsburg.
Abbiamo inteso da vari magistrati lamentele analoghe: quei testoni dei Tedeschi, degli Olandesi, degli Inglesi, non si vogliono render conto di quanto sia buono il nostro sistema di sottoporre a misure “di prevenzione” anche patrimoniali (confische etc.) in base a “sufficienti indizi”; e non di “aver fatto” questo e quello, ma di “essere” mafiosi. Vogliono le prove.
E noi gliele diamo: le prove che quelli “sono indiziati”. E quelli niente: le prove che uno è “indiziato” per loro non contano…
Che poliziotti e pubblici accusatori lamentino di avere “le mani legate” non è davvero una novità. I nostri magistrati di tali lamentele ne hanno fatto un coro di sottofondo di ogni loro attività associativa o istituzionale. Adesso che ministri (di sinistra o di destra) fanno a gara ad adattare leggi e decreti ai loro desideri, il coro è, per lo più, di “allarme” per ciò che potrebbe accadere se Berlusconi non avesse lui le mani legate e volesse cominciare a guardar dove le mettono loro.
Intanto, un po’ per tenersi in esercizio, un po’ per abitudine, un po’, certamente, anche per convinzione, si lamentano del presente con riferimento a ciò che può capitare all’estero.
Come dire: altro che buoni esempi della giustizia di altri Stati! E’ là che le cose non vanno. Non vanno perché in Germania, Belgio, Francia, Olanda etc. etc. la giustizia non è “lottatrice”, ma avvelenata dal garantismo.
Ed ecco che il buon magistrato Gratteri, dà una spiegazione di questa “inadeguatezza”. Di quella dei Tedeschi, in particolare.
Essendo stati nazisti, i Tedeschi ora hanno timore di non apparire abbastanza democratici e finiscono quindi per prendere per buone le corbellerie dei garantisti. E così mettono i bastoni tra le ruote alla magistratura italiana che deve ricorrere alla collaborazione internazionale per combattere ‘ndrangheta, mafia e camorra. L’Italia, dove la democrazia è invece più radicata e non c’è bisogno di sbracciarsi troppo e compromettersi col garantismo per dimostrarlo, può accontentarsi dei “sufficienti indizi” per intercettare, confiscare e arrestare. Democraticamente. Peccato che quelli là non capiscano che siamo noi la “culla del diritto” (e della democrazia) e non ci lascino arrestare, intercettare, confiscare “all’italiana” per lottare contro la criminalità nostra (ed anche loro) anche nei loro paesi.
Di tutto questo discorso una cosa di buono sembra esserci. Non si sente la solita solfa secondo cui qui da noi tutto va a catafascio, peggio che nel Katanga etc. etc. Ma poi ci si rende conto che dovremmo dedurne che quel che abbiamo di buono e quel che bene funziona è la giustizia. Ed allora… ps considerazioni che facevamo io e il mio grande amico Mauro Mellini.Caro amico Mimmo Tallini anche da lassù il mio mentore e amico di tante battaglie garantiste sarebbe stato felice della tua assoluzione.In dubio pro reo
Lo dichiara il Presidente dell’Associazione Legalità Democratica Avv.Maximiliano Granata.

Maximiliano Granata e Mauro Mellini

Elezioni Calabria:Flora Sculco e Domenico Tallini verso L’UDC ?

Si registrano rilevanti movimenti politici in vista delle prossime consultazioni elettorali regionali. Dopo il triciclo Noi con l’Italia-Alleanza di Centro-Rinnovamento con Sgarbi che ha già quasi completato le liste nella circoscizione Nord e Centro, si registrano movimenti in casa UDC nella circoscrizione centrale. Secondo alcune indiscrezioni, Flora Sculco e Domenico Tallini dovrebbero avere chiuso un accordo elettorale sull’accoppiata uomo-donna e sarebbero pronti a candidarsi nella lista dell’UDC . Nei prossimi giorni verificheremo se queste indiscrezioni saranno fondate.

Dopo il caso Tallini, basta con gli atti di terrorismo giudiziario. Non possiamo tollerare l’intollerabile.

Domenico Tallini è tornato in libertà, dopo che il Tribunale del Riesame ha annullato l’ordinanza con la quale il 19 novembre scorso il Gip aveva disposto l’arresto ai domiciliari dell’ex presidente del Consiglio Regionale della Calabria, coinvolto nell’inchiesta “FarmaBusiness” della Dda di Catanzaro che ha fatto luce sugli interessi della cosca Grande Aracri di Cutro intorno a una società finalizzata alla distribuzione di prodotti medicinali. L’Associazione Legalità Democratica si era già pronunciata sul caso Tallini ed io avevo dichiarato  il 20 Novembre 2020 che non ci saremo  mai arresi a questa idea incivile della misura cautelare preventiva .Ed ovviamente, l’importanza sempre maggiore che assumono nell’esercizio effettivo della funzione punitiva, anziché in quella loro propria e legittima, provvedimenti discrezionali come quelli relativi alla detenzione preventiva dell’imputato, ingigantisce la preminenza del potere di certi magistrati di prima categoria rispetto a quello dei loro colleghi di seconda o di terza. Ed è potere che spetta ai “capi” degli uffici, ai procuratori della repubblica, che, ovviamente, trovano il modo di rendere sempre più incisiva questa loro funzione. Oramai in Calabria con i classici “sufficienti indizi” si intercetta, confisca e arresta. Questa nuova tendenza o frazione della magistratura sembra, si proponga un unico obiettivo: quello di terrorizzare chiunque eserciti una pubblica funzione: Sindaci, assessori, deputati, amministratori comunali e regionali e di enti vari, funzionari di ogni livello e ciò arrestandone alcuni non per “incoraggiare tutti gli altri” come dicevano i generali francesi(e non solo) che ordinavano le fucilazioni per decimazione, ma per intimidire, rendere malleabili incapaci di ogni resistenza alle intromissioni ed ai voleri e metodi della “casta togata” , l’intera classe politica. Non si tratta di errori giudiziari e neppure di tentativi di imbastire annose persecuzioni. “Fare assaggiare “ il carcere ai politici in quanto tali, tanto piu’ se onesti e diligenti, per creare sgomento in tutta la classe politica, cosi da renderla duttile e ubbidiente, colpire nel mucchio. Non si tratta più di perseguitare alcune persone o magari interi partiti, ma una intera categoria l’ossatura stessa della nazione. E’ questo tipico terrorismo. Il fatto in sè è di una gravità enorme, ma ancora più grave è, a nostro avviso, che a degli autentici terroristi, ancorchè  togati, si voglia riconoscere la garanzia dell’indipendenza e della pratica incensurabilità e irresponsabilità che sono è debbono essere, semmai,  prerogative dei magistrati degni di questa altissima funzione. Né si dica che le scarcerazioni a seguito di Riesame, di questi amministratori arrestati per decimazione siano la prova che la giustizia funziona. Applicare ed invocare il principio dell’indipendenza e della incensurabilità ad atti di autentico terrorismo giudiziario e’ una forma di complicità o, almeno, di connivenza che non fa che screditare l’intera magistratura e danneggiare persino quella sua deformazione in se allarmante, che è il sopravvenire di un partito dei magistrati. Si aggiunga che “ volentieri si presta a chi molto possiede”. Non è da meravigliarsi se in ambienti e sedi giudiziari in cui si verificano certe enormità, vengano fuori e corrano velocemente tra il pubblico voci di complotti addirittura preventivi per dissuadere potenziali candidati in elezioni regionali, che abbiano buone prospettive di successo. Qualcosa come azzoppare nelle scuderie i cavalli all’ippodromo prima di procedere alle scommesse sull’esito della corsa. Liberarci di tutto ciò, volere denunciate e represse certe nefandezze, neutralizzati e sanzionati certi malfattori è necessità vitale per l’intero Paese e non solo per le località dove si abbiano a lamentare cose del genere. Non stare a guardare, non tollerare l’intollerabile. Questo deve essere l’impegno di tutti i cittadini onesti e l’unico modo per sfuggire alla morsa delle intimidazioni e delle costrizioni. Lo dichiara il Presidente dell’Associazione Legalità Democratica Avv. Maximiliano Granata.

Avv. Granata (Legalità Democratica): Caro Domenico Tallini, ritira le tue dimissioni. Basta con la tesi della giustizia nazista, la tua comunità ha ancora bisogno di te.

Abbiamo già presentato tempo addietro una memoria al Procuratore Generale presso la Corte d’appello di Catanzaro Dr. Otello Lupacchini, al Procuratore Generale presso la Corte d’appello di Reggio Calabria,  al Procuratore Generale della Repubblica presso la Suprema Corte di Cassazione di Roma, al Ministro della Giustizia, al Ministero della Giustizia Ispettorato Generale, sull’arbitrarietà del magistero penale . L’associazione Legalità Democratica aveva elaborato uno studio sugli errori  giudiziari posti in essere dall’Autorità Giudiziaria . Esiste il  principio implica che nessun fatto sia punibile se non in forza di una legge preesistente che chiaramente la definisca come reato, che cioè contiene in sè il principio della chiarezza, è puntualmente violato con la creazione di fattispecie “aperte”, “apparenti”, grossolanamente ed inconcludentemente abborracciate. Cio’ implica ed impone di per se l’arbitrarietà del magistero penale . Le leggi, le nuove leggi, spesso vengono “invocate” dai giudici a sostegno degli abusi di fatto che alcune giurisdizioni praticano già per i loro disegni e “strategie” di lotta .

Poi, magari a distanza di decenni ti ritrovi ad evocare i rimasugli di ciò che hai dovuto apprendere per meglio comprendere l’incombente attualità di “questioni del mestiere”. Così trattando oggi il delicato e gravissimo problema dell’invasività della giurisdizione penale nell’ambito di altri poteri dello Stato, mi accade di richiamare alla memoria il detto di un giurista medievale, che, nella disputa tra Regalisti e Curialisti (i ghibellini ed i guelfi del diritto) scrisse: “Dominus Papa, ratione peccati, intromittit se de omnibus” (il Signor Papa, con la scusa del peccato si impiccia di tutto), tanto per usare un linguaggio alla buona.”

“Oggi “Intromittunt se de omnibus”, si impicciano di tutto, i P.M. ed i Giudici penali. Perseguire i reati, veri o immaginari è la chiave per l’accesso all’esercizio, di fatto, del potere esecutivo e della stessa “politica”. Oggi “Intromittunt se de omnibus”, si impicciano di tutto, i P.M. ed i Giudici penali. Perseguire i reati, veri o immaginari è la chiave per l’accesso all’esercizio, di fatto, del potere esecutivo e della stessa “politica”. Quando, invece, secondo il fondamentale principio della divisione dei poteri, si imporrebbe una netta separazione tra il legislativo, l’esecutivo ed il giudiziario. Una separazione teorizzata due secoli e mezzo fa e realizzata faticosamente con la creazione dello Stato moderno e l’avvento delle libere istituzioni.”

“Assieme all’”intromittere se de omnibus” dei P.M. e dei Giudici Ordinari fiorisce uno strano fenomeno: quello di una “specializzazione”, non nelle funzioni, ma nell’abuso di quegli strumenti che la legge (in verità sempre più sgangherata al riguardo nelle sue “novità”) fornisce agli scalpitanti magistrati “ratione peccati” per perseguire i reati. E poiché nella legislazione criminale ci si accosta sempre più alle tesi che, con una spolverata di retorica democratica e di argomentazioni sociologiche, sono pur sempre quelle della giustizia nazista (punire chi è capace e proclive a commettere un reato senza che debba proprio averlo commesso) lo sbandamento ed il debordare diventa invasione del potere esecutivo e della politica. Ma, abbandonando la “divisione dei poteri” sembra che le diverse istituzioni territoriali giudiziarie si “specializzino”, come dicevamo poc’anzi, nel tipo di utilizzazione distorta, oltre che nella stessa distorsione “dei mezzi giudiziari”.” Per questi motivi caro Presidente del Consiglio Regionale della Calabria Domenico Tallini ritira le tue dimissioni, sono sicuro che riuscirai a dimostrare la tua innocenza, la tua comunità ha ancora bisogno di te. Lo dichiara il Presidente dell’Associazione Legalità Democratica Avv. Maximiliano Granata.

Avv. Maximiliano Granata (Legalità Democratica): Caso Domenico Tallini, non ci arrenderemo mai a questa idea incivile della misura cautelare preventiva .

Il caso dell’arresto di Domenico Tallini,mi sollecita a fare alcune considerazioni: Finora tutte le modifiche apportate alla procedura penale, nell’intento di assicurare all’imputato maggiori garanzie di una difesa meno simbolica ed aleatoria, hanno conseguito il risultato certo per la generalità dei processi dell’ allungarne la durata e la macchinosità, che già erano inconcepibili. La punizione di qualsiasi delitto è divenuta così ancor più aleatoria e così lontana dalla commissione del fatto da perdere qualsiasi efficacia. Per colpire la criminalità, piuttosto che la esecuzione delle pene sempre tarda ed incerta, vengono invece usati strumenti concepiti per un fine ben diverso. Il mandato di cattura e la carcerazione preventiva, che dovrebbero servire ad impedire che l’imputato se la batta, diventano il mezzo per anticipare la pena altrimenti troppo lenta a colpire il reato. Nelle carceri italiane i due terzi dei detenuti sono in attesa del giudizio. Si tratta di persone che la legge considera innocenti, finché non intervenga la loro condanna definitiva, che spesso per altro non interviene mai, perché sono innocenti e tali vengono alla fine riconosciuti, o perché, magari, interviene una amnistia. La punizione dei reati è dunque affidata, anziché alla certezza della colpevolezza stabilita con una sentenza, alla probabilità della colpevolezza, valutata discrezionalmente da che emette un mandato di cattura preventiva. O, addirittura, in caso di mandato di cattura obbligatorio, la pena preventiva consegue automaticamente ad una qualsiasi accusa.

E’ evidente, infatti, che in questa situazione la selezione dei processi, quelli da far andare in porto e quelli da lasciare impantanare, diventa il potere determinante nell’esercizio della giurisdizione penale. Ed è potere che spetta ai “capi” degli uffici, ai procuratori della repubblica, che, ovviamente, trovano il modo di rendere sempre più incisiva questa loro funzione. Ed ovviamente, l’importanza sempre maggiore che assumono nell’esercizio effettivo della funzione punitiva, anziché in quella loro propria e legittima, provvedimenti discrezionali come quelli relativi alla detenzione preventiva dell’imputato, ingigantisce la preminenza del potere di certi magistrati di prima categoria rispetto a quello dei loro colleghi di seconda o di terza.

Per anni la battaglia contro queste leggi e contro questo tipo di giustizia è stata condotta quasi esclusivamente nelle aule giudiziarie, portando alla Corte Costituzionale un certo numero di norme marcatamente fasciste. Ed alla Corte Costituzionale, anziché al Parlamento, va il merito di aver realizzato quel poco che è stato ottenuto per l’adeguamento della legislazione ordinaria ai principi della Costituzione. Conquiste certo importantissime che, oltre tutto, hanno costituito un punto di riferimento per quanti hanno voluto continuare a battersi su questo fronte; ma che tuttavia non hanno potuto intaccare seriamente gli strumenti di forza del regime, congegnati, appunto, per vanificare ogni garanzia legale del cittadino attraverso la vanificazione di ogni pratica possibilità di rendere giustizia.

Non diciamo altro che: continueremo finché avremo fiato e forza per farlo.

Lo dichiara il Presidente dell’Associazione Legalità Democratica Avv. Maximiliano Granata.

Elezione Domenico Tallini:Granata(Legalità Democratica),la dichiarazione di Nicola Morra inopportuna.

Avv. Maximiliano Granata

La dichiarazione del Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Nicola Morra, in merito a Domenico Tallini impresentabile  come nuovo Presidente del Consiglio Regionale della Calabria, ci  lascia stupiti.

Ma soprattutto questo giudizio, che poi non è tale ed è emesso coprendosi dietro norme non di legge, sarebbe stato emesso nei confronti di Domenico Tallini, cui la legge garantisce il diritto di essere eletto nel suo nuovo ruolo istituzionale. E, quindi è una aperta violazione di ogni norma fondamentale e di principio costituzionale.

Il fatto che un Organo dello Stato dichiari “impresentabili”, in forza di un certo codice di autoregolamentazione (che significa?) soggetti che la legge dichiara e riconosce eleggibili, che possono quindi ricoprire qualsiasi carica, è inopportuna e rappresenta una vera sopraffazione.

È ora di finirla con questa Antimafia che si sovrappone al diritto e alla Costituzione e ci impone personaggi come Morra.

Purtroppo non si può cavar sangue dalle rape. Ma non basta. Le rape sono ovunque e ci stanno soffocando. E non possiamo rimediare facendo finta di non accorgercene.

Lo dichiara il Presidente dell’Associazione Legalità Democratica Avv. Maximiliano Granata .

Caso Tallini-Raffa “Impresentabili”, Avv. Maximiliano Granata:Antimafia, prevaricazione costituzionale.

La Commissione Parlamentare Antimafia, oggi presieduta dal prof. Nicola Morra, che ha ereditato, ci sarebbero ragioni per affermarlo, virtù della precedente presidente, ha voluto replicare, con l’aggravante di una procedura ancora più tarocca, le prodezze dei tempi della Rosy Bindi in occasione delle elezioni di domenica, nei confronti dei candidati alla carica di consigliere regionale della Calabria Domenico Tallini e Giuseppe Raffa.

Il vaglio, che, poi, è noto ed arcinoto che non è e non è mai stato un vaglio, ma dato il metodo, solo una “pesca nel mucchio”, tra i candidati alle lezioni di pretesi “impresentabili” è una violazione, oltre tutto, della parità tra i candidati.

Sconcezza vile e stupida, data anche la consuetudine di pubblicare i nomi dei diffamati all’ultimo momento. Ma soprattutto questo giudizio, che poi non è tale ed è emesso coprendosi dietro norme non di legge, sarebbe stato emesso nei confronti di candidati alle elezioni, cui la legge garantisce con il diritto di partecipazione in condizione di parità. E, quindi è una aperta violazione di ogni norma fondamentale e di principio costituzionale.

Il fatto che un Organo dello Stato dichiari “impresentabili”, in forza di un certo codice di autoregolamentazione (che significa?) soggetti che la legge dichiara e riconosce eleggibili, mi pone un dubbio: è stupidaggine o è sopraffazione?

È ora di finirla con questa Antimafia che si sovrappone al diritto e alla Costituzione e ci impone personaggi come Morra.

Purtroppo non si può cavar sangue dalle rape. Ma non basta. Le rape sono ovunque e ci stanno soffocando. E non possiamo rimediare facendo finta di non accorgercene.