GARIBALDI: UN EPISODIO DIVENUTO LEGGENDA di Mauro Mellini

Ho passato alcune delle migliori giornate della mia vita in Gallura, il “giudicato” più a Nord dell’Isola. Da campeggiatore–pescatore solitario. Come tale almeno alla partenza, che più tardi sempre amici e “colleghi” di quegli sport ne trovavo sempre.
A parte ogni altro vantaggio queste “villeggiature” da poverissimo che, malgrado la partenza in solitudine mi davano sempre il gran piacere di una convivenza piacevolissima, mi ha consentito una conoscenza approfondita di quella gente eccezionale e di certe loro particolarità, tradizioni, consuetudini. Mi fermavo a pescare piantando la tenda ad est di Santa Teresa di Gallura.
Il contatto a me così possibile con giovani e vecchi, pastori e pescatori dilettanti, “quelli professionisti” erano allora tutti di Ponza e andavano e venivano dalla loro isola.
Le loro memorie riguardavano sopratutto l’epoca della guerra doganale con la Francia, il contrabbando del tabacco e quello del caso del genere. Cose sconosciute altrove ai più, insignificanti o che avevano smesso da tempo di significare qualcosa per la gente.
Ricordo il racconto di certi discendenti di un “prinzipale”, proprietario di vasti terreni che era stato protagonista di un episodio, sia pure marginale, della vita di Garibaldi.
Mi raccontavano dunque che Garibaldi, non ancora in possesso di Caprera, andava visitando luoghi della Gallura dove fermarsi a vivere come poi fece nell’isoletta in modo completamente appartato. Andava a cavallo con qualche suo inseparabile amico. Capitò dunque che giunto nei pressi di Santa Teresa e Vignola andò a parlare con questo latifondista chiedendogli che gli vendesse un modesto fondo.
Il proprietario terriero che non lo riconobbe (era vestito diversamente non solo dagli abitanti del luogo ma anche da come lo erano solitamente i forestieri che ogni tanto venivano in visita). Bruscamente rispose a quella richiesta la classica risposta dei signori, “io compro non vendo”. Garibaldi lo salutò, certo un po’ seccato e se ne andò.
Alcuni dei presenti si rivolsero al “prinzipale” e gi dissero come mai avesse trattato bruscamente il famoso Generale. Saputo con chi aveva avuto a che fare, questi mandò subito due persone a cercarlo e, trovatolo gli portarono le scuse dell’interlocutore e gli dissero che questi era a sua completa disposizione. Garibaldi lo ringraziò ma gli disse che mai avrebbe voluto privare di un po’ della sua terra una persona tanto orgogliosa di possederla. Così il rifugio di Garibaldi non fu in terra di Gallura ma, come ben noto, nell’isola ad essa prospicente di Caprera.
Mi sono talvolta proposto di integrare il racconto che mi era stato fatto con le notizie storiche sull’acquisto di Caprera e quant’altro riguardò la vita del Generale in quel periodo, ma quei miei propositi sono rimasti sempre irrealizzati. Così non ho preso nota e non ricordo il nome che mi fu fatto dell’orgoglioso proprietario di terre. Ma anche questo racconto così generico valse sicuramente a farmi meglio conoscere la figura dell’Eroe dei Due Mondi ed anche un pò dello spirito dei Sardi. Quelli di allora ed anche un pò quelli di oggi.

Mauro Mellini
07.04.2020

NOTA:
Le condizioni precarie in cui ci troviamo in questi giorni non mi hanno permesso le solite correzioni e verifiche. Forse ne riparleremo più tardi. M.M.

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