Il Presidente del Consorzio Valle Crati Avv. Maximiliano Granata:Abbiamo le soluzioni per uscire fuori dall’emergenza rifiuti.

Non si puo’ che constatare l’incapacità delle autorità competenti di individuare una destinazione finale per il trasferimento dei rifiuti non riciclabili trattati dagli impianti, che ha comportato il raggiungimento del limite massimo consentito di rifiuti stoccati nei capannoni degli stessi impianti, pertanto da lunedi saremo in piena emergenza rifiuti. Si richiederà al nuovo Presidente della Giunta Regionale di voler tener conto che il Consorzio Valle Crati è pronto ad assumersi la responsabilità di ricoprire un ruolo di soggetto attore diretto e principale nella risoluzione della problematica dello smaltimento dei rifiuti urbani nella provincia di Cosenza, stante la necessità di evitare, nel brevissimo termine, le preoccupanti conseguenze dovute alla situazione di emergenza che sta attanagliando la Regione Calabria. Inoltre il Consorzio Valle Crati, rappresentato dallo scrivente, dichiara la sua piena e totale disponibilità a produrre, sia in termini di documentazione che di risorse professionali, quanto necessario per portare a termine anche le procedure autorizzative per la realizzazione dell’ecodistretto e della discarica di servizio e, di conseguenza, di assumere la gestione sempre in accordo con l’ATO Cosenza . Lo dichiara il Presidente del Consorzio Valle Crati Avv. Maximiliano Granata .

Maximiliano Granata(Legalità Democratica):Ecco cosa dice Mauro Mellini del giustizialismo di Nicola Gratteri.

Ecco cosa diceva nel 2010 Mauro Mellini del giustizialismo di Nicola Gratteri.

Cari Amici,
Andrea Granata mi ha voluto ricordare che una volta, sapevo scrivere. E sapevo anche guardare bene e capire il futuro. Mi ha ricordato questo mio articolo di dieci anni fa.
Lo ringrazio anche a vostro nome.
Ancora una volta, buon anno.
Mauro Mellini

30.12.2010
LA CULLA DEL GIUSTIZIALISMO

Una volta era d’obbligo affermare che all’Estero ci “invidiavano il Duce”. Ora per una forma assai simile di narcisismo, frutto di ottusità e di imposizione mediatica, sembra che dovremmo sentirci “invidiati” nientemeno che per il nostro diritto, “saggiamente” libero da impacci garantisti. A dettare agli Italiani l’assioma della loro fortuna di essere “guidati” dal Duce, con il corollario, appunto, dell’invidia prodotta in quei babbei degli stranieri che non erano stati capaci di procurarsene uno almeno un po’ somigliante al prototipo (ma poi i tedeschi ne tirarono fuori uno cento volte più “duce”) era lo stesso oggetto dell’invidia : il Duce ed i suoi cortigiani. Oggi a cercar di convincerci che siamo fortunati ad avere la miglior giustizia del mondo, che gli altri ci invidiano solo perché non la conoscono, sono gli stessi magistrati, che delle nostre leggi, ancora non tutte da buttare, fanno il “diritto vivente”, che a volerlo buttar via non ci si riesce, perché in un modo o nell’altro te lo fanno “vivere”, spiattellandotelo tale e quale.
Dunque, cari connazionali, “allegria”, come diceva la buonanima di Mike Bongiorno. Allegria perché siamo la culla del diritto e della giustizia, quella che non si fa fregare, perché se ne frega di quelle chiacchiere del garantismo. La culla, insomma, del giustizialismo. Peggio per chi non riesce a fare altrettanto e per evidenti complessi di inferiorità non sa imitarci. Il guaio è che con le loro stronzate (scusate, diciamo… sciocchezze…) mettono i bastoni tra le ruote alla giustizia nostra ed ai nostri magistrati che così bene la amministrano.
Queste cose, se non le diceva esplicitamente, le evocava e le lasciava intendere e faceva il necessario perché dovessimo intenderle giorni fa in televisione un magistrato che non è né un fanatico fondamentalista, né un esibizionista né tanto meno uno sprovveduto e che, pertanto, si può dire esprima il succo di tutta una politica giudiziaria (quella, appunto dei magistrati, che peraltro negano di averne una).
Dunque, Nicola Gratteri, della D.D.A. di Reggio Calabria, magistrato “antimafia”, anzi, antindrangheta, alle prese, per le sue funzioni, con molti problemi relativi ai rapporti con altri sistemi giudiziari e di indagini penali vigenti in Paesi d’Europa (e non solo), lamentava che, ad esempio, in Germania non fossero consentite intercettazioni telefoniche ed ambientali come da noi (dove, possiamo aggiungere, anche se non sono consentite, si fanno lo stesso etc. etc.) intercettazioni che avrebbero, ad esempio, consentito di “prevenire” la strage di ‘ndrangheta di Duinsburg.
Abbiamo inteso da vari magistrati lamentele analoghe: quei testoni dei Tedeschi, degli Olandesi, degli Inglesi, non si vogliono render conto di quanto sia buono il nostro sistema di sottoporre a misure “di prevenzione” anche patrimoniali (confische etc.) in base a “sufficienti indizi”; e non di “aver fatto” questo e quello, ma di “essere” mafiosi. Vogliono le prove.
E noi gliele diamo: le prove che quelli “sono indiziati”. E quelli niente: le prove che uno è “indiziato” per loro non contano…
Che poliziotti e pubblici accusatori lamentino di avere “le mani legate” non è davvero una novità. I nostri magistrati di tali lamentele ne hanno fatto un coro di sottofondo di ogni loro attività associativa o istituzionale. Adesso che ministri (di sinistra o di destra) fanno a gara ad adattare leggi e decreti ai loro desideri, il coro è, per lo più, di “allarme” per ciò che potrebbe accadere se Berlusconi non avesse lui le mani legate e volesse cominciare a guardar dove le mettono loro.
Intanto, un po’ per tenersi in esercizio, un po’ per abitudine, un po’, certamente, anche per convinzione, si lamentano del presente con riferimento a ciò che può capitare all’estero.
Come dire: altro che buoni esempi della giustizia di altri Stati! E’ là che le cose non vanno. Non vanno perché in Germania, Belgio, Francia, Olanda etc. etc. la giustizia non è “lottatrice”, ma avvelenata dal garantismo.
Ed ecco che il buon magistrato Gratteri, dà una spiegazione di questa “inadeguatezza”. Di quella dei Tedeschi, in particolare.
Essendo stati nazisti, i Tedeschi ora hanno timore di non apparire abbastanza democratici e finiscono quindi per prendere per buone le corbellerie dei garantisti. E così mettono i bastoni tra le ruote alla magistratura italiana che deve ricorrere alla collaborazione internazionale per combattere ‘ndrangheta, mafia e camorra. L’Italia, dove la democrazia è invece più radicata e non c’è bisogno di sbracciarsi troppo e compromettersi col garantismo per dimostrarlo, può accontentarsi dei “sufficienti indizi” per intercettare, confiscare e arrestare. Democraticamente. Peccato che quelli là non capiscano che siamo noi la “culla del diritto” (e della democrazia) e non ci lascino arrestare, intercettare, confiscare “all’italiana” per lottare contro la criminalità nostra (ed anche loro) anche nei loro paesi.
Di tutto questo discorso una cosa di buono sembra esserci. Non si sente la solita solfa secondo cui qui da noi tutto va a catafascio, peggio che nel Katanga etc. etc. Ma poi ci si rende conto che dovremmo dedurne che quel che abbiamo di buono e quel che bene funziona è la giustizia. Ed allora…

Mauro Mellini
30.12.2010

CANCELLARE SALVINI? NO, CANCELLARE TUTTI “GLI ALTRI” di Mauro Mellini

Maximiliano Granata e Mauro Mellini

E’ scoppiata una polemica, una volta tanto non pretestuosa e balorda, per un infelice titolone di Repubblica: “Cancellare Salvini”.
Proprio così. E senza virgolette (c’è sempre chi le virgolette non le sa mettere e, quindi, vorrebbe che gli altri non facessero altro che mettere virgolette ovunque).
Tanto, con le virgolette o senza le virgolette il pensiero di Repubblica è noto.
Repubblica, il giornale del mio concittadino Eugenio Scalfari (dovrei scrivere qualcosa delle storielle delle nostre famiglie) può considerarsi il Top, come oggi si dice, della politica delle “cancellazioni”. Quello che, almeno da trent’anni è il modo di concepire la politica nel nostro Paese: Distruggere, demonizzare, oscurare, manganellare, “cancellare” la politica degli altri. Gli altri politici, quelli che non sono dalla tua parte.
E, magari, ricavare una “ideologia” da quello che rimane, da quello e quelli che non sono fatti oggetto delle “cancellazioni”.
Riflettiamo un momento.
Chi ci ha dato la “novità” della politica, delle leggi elettorali, della stampa, dei partiti?
Questi decenni sono stati decenni di cancellazioni, di demonizzazioni. Cancellati, demonizzati, fisicamente annientati gli Uomini della Prima Repubblica. Da Andreotti a Craxi e via via, noti ed ignoti. Molti ignoti uomini politici della Prima Repubblica sono diventati “personaggi” perché si è trovato modo di “cancellarli” col “rito” riservato ai grandi.
2° Repubblica? Chiamatela pure così.
Io per anni, per decenni, con parole e scritti, con articoli e libri ho cercato di far capire a qualcun altro che questa è la Repubblica del Partito dei Magistrati. In tanti anni cadute ed ascese di governi e di partiti o “cosi” che ad essi assomigliavano, sono stati scanditi dalla magistratura. Dal partito delle Toghe. Con gli arresti, le condanne, ma anche con le assoluzioni ritardatarie, con gli “avvisi di garanzia” (che garantivano e garantiscono non altro che le “cancellazioni”).
Così è finito Andreotti, così Craxi. E, magari, Mannino. Che non era, fuori della Sicilia molto più che il Sig. Nessuno e che ha dovuto aspettare i suoi 80 anni per sentir dichiarare che, il fatto che “pareva” avesse paura di essere ammazzato dalla Mafia non significava che dovesse aver procurato, gestito, stimolato la Trattativa tra Stato e Mafia.
Strage giudiziaria di uomini politici importanti e no. Ma anche di amministratori di Comunelli di campagna. Rovine, suicidi. Ma anche mogli che tenevano e tengono i mariti per la falda della giacca, perchè non vadano a rischiare il loro buon nome “con la politica”, e mettersi sotto tiro di qualche Procuratore.
Lo “squadrismo togato” ha distrutto il concetto di “opinione pubblica”, di “volontà popolare”. La politica è diventata rischio.
Di nuovo, dopo che con la democrazia e la Liberazione non si rischiava più di finir male per mancanza di obbedienza e di rispetto della Dittatura.
Far fuori l’avversario. “Cancellarlo”. Con ciò distruggendo anche quelli che, capaci, sapienti ed onesti, non avevano un ruolo da cui essere ragionevolmente estromessi a suon di avvisi di garanzia.
“Cancellare Salvini”. Certo. Ci sono in Italia centinaia di persone capaci più di Salvini di far politica. Ma non c’è modo di “cancellarli”. La politica della “cancellazione”, dello squadrismo giudiziario, di quello mediatico-giudiziario, annientò uomini politici che, al paragone dei Di Maio e dei Toninelli etc. sono dei giganti. Ma, al contempo essa fa sì che taluno “esista” praticamente solo quando si sia appropriato di una notorietà da distruggere con un tratto di penna di un Procuratore.
Cancelleranno Salvini? Non lo so e mi rifiuto di pensare troppo a quel che succederà. Benchè la possibilità di vedere le sorti di un qualsiasi personaggio del proprio Paese distrutto da un tanghero che lo criminalizza perché “sequestratore di persone mediante mancata accoglienza” sia cosa che dovrebbe farmi crollare il mondo addosso.
A Salvini, che non mi è particolarmente simpatico e che finora non ho mai votato, il mio augurio. L’augurio di non cadere per tale sciagurata, spudorata manovra.
Vorrei poi augurare a lui ed a tutti gli Italiani qualcos’altro di più decente e serio. Ma ho paura. Francamente ho, invece paura di un avvenire che, poi, non ho.

Mauro Mellini
16.01.2020

Lega Calabria:Dal disastro Furgiuele e Invernizzi al nuovo corso organizzativo di Walter Rauti.

La genesi della Lega Calabria parte da Domenico Furgiuele, che ha avuto la grande capacità, in poco tempo, di disunire la classe dirigente del partito. Con la successiva gestione di Cristian Invernizzi e la composizione della lista per il rinnovo del consiglio regionale calabrese, la base della lega calabrese è implosa. Per i dissidenti Invernizzi non ci rappresenta, non ha saputo creare le condizioni per unire il partito. In questi giorni nel nuovo corso affidato a Walter Rauti, coordinatore organizzativo del partito si è quanto meno riusciti ad avviare un confronto sul territorio calabrese. Vedremo quale sarà l’evoluzione……..

Matteo Salvini a Riace: I leghisti di Riace,abbiamo dato tanto, ma ci hanno abbandonato.

Gli elettori di Riace nelle ultime consultazioni avevano bocciato il “modello di Mimmo Lucano“. Anzi, gli elettori avevano voluto premiare proprio il partito del vice premier Matteo Salvini, che era arrivato primo con il 30,7%, seguito dal Movimento 5 stelle con il 27,4%. Molto staccato il Pd, fermo al 17,3%. Matteo Salvini sarà a Riace venerdi 16 Gennaio alle ore 12,00 e incontrerà i cittadini in Piazza dei Bronzi, dopo la gestione fallimentare di Invernizzi che non ha mai ritenuto, fino ad oggi, fare una visita nel paese di Riace raccordandosi con gli organi di partito, per verificare le reali problematiche presenti sul territorio. Oggi i leghisti di Riace si sentono traditi, abbiamo dato tanto, ma ci hanno abbandonato. In Calabria parte da Riace la bocciatura e la disfatta del modello Salvini che potrebbe scendere dal 30,7% a percentuali da prefisso telefonico .

I dissidenti leghisti e le Sardine calabresi di destra di Vincenzo Sofo:La Lega sotto il 10%.

Nella trasmissione Omnibus su La7, per il giornalista Luca Telese ci vorrebbero le sardine di destra e lancia una provocazione per un possibile leader: Vincenzo Sofo detto il Talebano. Un progetto che guarderebbero con attenzione anche i dissidenti leghisti calabresi che potrebbero essere alleati in vista delle prossime consultazioni elettorali regionali. La lega corre il rischio in Calabria di scendere sotto il 10%, molto lontano dal risultato delle Europee, perdendo il 12% dei voti .

Lega Calabria-Cristian Invernizzi,Walter Rauti:Chi li ha visti ?

Il commissario Regionale dal partito della Lega,il bergamasco Cristian Invernizzi e il responsabile organizzativo Walter Rauti sono molto attivi quando Salvini arriva in Calabria. Sembrerebbe che Rauti,quando Matteo Salvini scende in Calabria lo segua dappertutto dispensando consigli e suggerimenti sui fatti di Calabria, per cui Matteo Salvini non ne azzecca una. Il primo errore è quello di chiudere un accordo con Sergio Abramo che ha messo tutta la coalizione di centrodestra contro lo stesso Salvini che viene continuamente bacchettato dagli alleati, vedi la dichiarazione di Mimmo Tallini vicecoordinatore regionale di Forza Italia che non le manda certo a dire. Adesso che Salvini non è piu in Calabria i due protagonisti della nostra storia spariscono nel nulla, è proprio il caso di dire CHI LI HA VISTI ? La storia continua ………………………

Lega Calabria, il patto di Scilla: Sconfitta la linea di Invernizzi, Rauti e Sergio Abramo in procinto di passare con la Lega.

La storia del patto di Scilla va raccontata. Il 12 Dicembre scorso in seguito alla discesa di Matteo Salvini in Calabria, subito dopo la cena in quel di Scilla, due personaggi della nostra storia Cristian Invernizzi, commissario regionale della Lega calabrese, e Walter Rauti coordinatore organizzativo del partito, gran consigliere di Matteo Salvini,insistono per far indicare Sergio Abramo alla presidenza della giunta regionale della Calabria, in sostituzione di Mario Occhiuto, valente Sindaco della città di Cosenza. Da indiscrezioni in ambito Lega si narra di un passaggio imminente di Sergio Abramo nelle file del partito della Lega, con la benedizione dei due personaggi della nostra storia, Cristian Invernizzi e Walter Rauti. Si tendeva a far fuori il modello Cosenza prima con  Mario Occhiuto, poi con Roberto Occhiuto e successivamente Jole Santelli. E’ proprio il caso di dire meno male che Jole Santelli c’è, perchè il piano di indicare Abramo sfuma e il modello Cosenza di Occhiuto riprende quota con l’indicazione di Jole Santelli alla guida della coalizione. I nostri due personaggi delusi e spaesati per il loro mancato progetto politico, si mettono in testa di comporre la lista regionale della Lega con i principali trasformisti della regione,con l’ambizione di ricoprire qualche piccola casella della gestione calabrese. Nella storia attuale il buon Salvini che sembra Alice nel paese delle meraviglie scende in Calabria tra liste di impresentabili e circa 400 dissidenti che non riconoscono la gestione del commissario Invernizzi,con il quale si corre il serio rischio di far implodere la Lega nelle recenti consultazioni elettorali. Nel frattempo dopo qualche incomprensione,in data odierna, l’asse Jole Santelli, Roberto Occhiuto e Mario Occhiuto torna piu’ forte di prima. La storia continuerà nelle prossime puntate …………………..

Il gruppo dei dissidenti leghisti calabresi:Caro Matteo,non siamo una colonia del Nord.

Le dichiarazioni di Matteo Salvini, apparse su Corriere di Calabria, in relazione ai malumori che ci sono in ambienti della Lega della Calabria per la gestione del partito nella regione affidata ad un bergamasco del nord, tale Cristian Invernizzi, sono superficiali. Il gruppo di oltre 400 dissidenti non vive di protagonismo ma di realismo. Nella composizione della lista regionale sono stati esclusi i giovani e i leghisti storici e sono stati sdoganati i trasformisti. Il destino dei calabresi deve essere scelto dei calabresi e il buon Salvini deve dire in maniera chiara prima delle consultazioni elettorali che la Calabria non è un colonia del Nord. D’altronde non ci sembra che oggi ci sia stata molta affluenza di calabresi nei suoi incontri elettorali.

Rende.Matteo Salvini in difficoltà: Scarsa la presenza del popolo della Lega all’incontro.

Matteo Salvini a pranzo a Mendicino (CS)

Diversa avrebbe dovuto essere l’accoglienza che Salvini all’incontro odierno si aspettava di ricevere a Rende. Il leader della Lega, infatti, ha trovato acclamarlo un numero notevolmente esiguo di persone rispetto al ragguardevole consenso di cui, al contrario, avrebbe dovuto beneficiare. Addirittura  neanche un centinaio erano le persone presenti al suo arrivo tanto da non essere riuscito a riempiere la sala dell’ Ariha Hotel che ospita solo 150 posti a sedere. Questo è il segnale che la protesta dei 450 dissidenti sta incrementando gli aderenti e sta chiaramente producendo i suoi effetti nel popolo calabrese al punto tale da evidenziare quale presenza di maggiore importanza l’inconsistente partecipazione di una piccola macchia gialla di uditori in rappresentanza di una sola minoranza di agricoltori. La cosa, poi, che balza agli occhi è la mancanza del popolo della lega; preoccupante è la totale assenza dei giovani della Lega il cui proselitismo è costantemente sbandierato dallo stesso Salvini.