Elezioni Calabria: La Lega si ritira ?

La Lega calabrese è allo sbando. Il commissario Invernizzi dopo aver runito nei giorni scorsi a Catanzaro gli stati generali del partito, ha constatato i malumori presenti sul territorio. Ad avviso di amministratori importanti e autorevoli, sarebbe stato opportuno nel tentativo di consolidare il radicamento del Partito in Calabria, coinvolgere esponenti più esperti e strutturati sul territorio e, visto che si tratta di organismi di raccordo con gli enti locali, coinvolgere chi, degli enti locali quantomeno sia stato amministratore. Da queste considerazioni potebbe maturare l’idea di non presentare la lista per le regionali in Calabria.

Parte la rivolta della Lega in Calabria: “Gestione autoreferenziale del partito”

Gli amministratori, militanti e simpatizzanti  hanno aderito e sostenuto la Lega, che pure nel passato aveva avuto parole dure sul Sud e sulla Calabria. Questi amministratori credono in Matteo Salvini e nel progetto di rinnovamento che ha in cantiere il nostro paese e la Calabria può, anzi deve esserne parte attiva e protagonista . Si lamenta una gestione unilaterale da parte del commissario Invernizzi insieme ad un cerchio magico, che rende impossibile ed ostacola la crescita del progetto politico fortemente voluto da Matteo Salvini e di una assoluta assenza e forma di dibattito interno. La fronda interna della Lega calabrese, nell’affermare massima fiducia e stima in Matteo Salvini, ribadirà di non riconoscersi nell’attuale gestione del partito in Calabria del commissario Invernizzi e sui metodi adottati, senza alcun confronto, con gli amministratori calabresi .

L’ombra dell’estrema destra dietro la Lega Calabria .

I germi dell’estrema destra continuano a svilupparsi nella Lega calabrese. Nell’ambiente Lega è noto a tutti che ci sia stato un candidato all’Europarlamento, non eletto, sostenuto da Gentile e da una personalità importante che si muove nell’estrema destra  e nei partiti, esponente noto di varie formazioni di destra radicale, che spesso sono soltanto sigle dietro cui si nasconde lo stesso gruppo di persone. Vieppiù la gestione del partito è affidata ad un commissario che non conosce la realtà calabrese e ha affidato il partito a coordinatori, nominati dallo stesso, che sono già contrari alla sua linea politica. Per costruire la nuova Calabria c’è bisogno di una nuova classe dirigente in grado di raccogliere le nuove sfide che ci attendono. Speriamo che Matteo Salvini faccia chiarezza su quanto sta avvenendo in Calabria.

Intervenga Matteo Salvini: Invernizzi(Lega Calabria) sta lavorando per far vincere la sinistra.

Bisogna procedere con la condivisione del centrodestra allargato alle forze del civismo calabrese.I leghisti della prima ora sono stati quasi tutti messi da parte e la lega per lo scadente lavoro politico di Invernizzi rischia di implodere, facendo perdere quasi sicuramente il centrodestra in Calabria. Il commissariamento del partito, affidata alla gestione accentratrice del commissario Cristian Invernizzi, ha creato fibrillazioni e malumori. In questi giorni molti militanti, simpatizzanti e amministratori calabresi chiederanno un incontro con Matteo Salvini per la mancanza di democrazia e confronto democratico nel partito della Lega calabrese.I primi inciampi di una Lega che potrebbe rimediare una brutta figura in Calabria, con il reale rischio di essere superato da Fratelli d’Italia.Non si potranno accettare scelte prive di partecipazione e trasparenza perchè  il destino dei calabresi deve essere scelto dai calabresi. E’ necessario l’intervento di Matteo Salvini in Calabria, onde poter consentire agli alleati del centrodestra, la vittoria della coalizione in Calabria.

Invernizzi(Lega Calabria) allo sbando: I coordinatori territoriali, per la candidatura regionale, non vogliono dimettersi dalla carica.

La Lega calabrese è allo sbando. Il commissario Invernizzi dopo aver runito nei giorni scorsi a Catanzaro gli stati generali del  partito, ha dettato la linea politica. Dopo la riunione non sono mancati mugugni e malumori da parte di vari coordinatori territoriali che non avrebbero alcuna intenzione di dimettersi dalla carica. Fonti autorevoli della Lega narrano di una nota inviata ai coordinatori in cui lo stesso commissario lamenta una fuga di notizie relativa all’ultima riunione regionale della Lega. Ad avviso di amministratori importanti e autorevoli, sarebbe stato opportuno nel tentativo di consolidare il radicamento del Partito in Calabria, coinvolgere esponenti più esperti e strutturati sul territorio e, visto che si tratta di organismi di raccordo con gli enti locali, coinvolgere chi, degli enti locali  quantomeno sia stato amministratore. La Lega in Calabria è spaccata con alcuni coordinatori nominati che sono già contrari alla linea del commissario, cosi si rischia l’implosione .

Invernizzi(Lega) chiarisce la posizione del partito: I coordinatori territoriali, per la candidatura regionale, devono dimettersi dalla carica.

Parte la corsa della Lega per la conquista della Regione Calabria. Il commissario regionale del Partito, Cristian Invernizzi, ha riunito in questi giorni a Catanzaro gli stati generali del partito. Ha chiarito che i vari coordinatori organizzativi territoriali nominati nelle ultime settimane, devono dimettersi dall’incarico sa hanno intenzione di candidarsi nella competizione elettorale per il rinnovo del consiglio regionale della Calabria. E’ stato anche specificato l’indirizzo del partito per la scelta dei candidati, che sarà suddiviso tra gli esponenti storici del partito, gli amministratori locali, i coordinatori del partito e la società civile. Invernizzi non ha chiarito , rilevato le centinaia di adesioni in entrata, il rischio della presenza di qualche impresentabile, rischio in Calabria sempre altissimo. Invernizzi deve stare attento alla selezione delle candidature, anche perché successivamente dovrebbe giustificare a Salvini a cui spetta l’ultima parola i parametri utilizzati per la selezione della classe dirigente leghista .

Mauro Mellini: In Calabria Salvini e la Lega battuti dal Partito dei Magistrati.

Mauro Mellini

Bene o male, poi le elezioni regionali in Emilia-Romagna ed in Calabria si dovranno tenere alla scadenza oramai abbastanza vicina.
Se quel che rimane della Sinistra nella sua nuova veste di tirapiedi dei Cinquestelle perderà le regionali in Emilia, l’ultima traccia di una tradizione del “popolo rosso” se ne andrà.
Dicono che non è improbabile.

Pare invece che in Calabria, dove pure si voterà per le regionali, Salvini, la Lega, il Centrodestra, non ce la faranno e non vorranno farcela a battere non gli avversari formali, i Cinquestelle separati dal P.D., e questo da quelli ma il Partito dei Magistrati, che in Calabria ha avuto le sue lontane origini e che oggi pare sia riuscito a mettere in atto una sorta di “pulizia etnica”, facendo fuori pazientemente ma anche talvolta impazientemente personaggi scomodi magari i favoriti dall’elettorato, candidati “avversi”. Avversi a chi? Agli Amici degli Amici. Una volta era la mafia che per loro conto metteva fuori uso chi non stava ai loro ordini. Ora pare che questo compito sia passato all’Antimafia. Ma anche all’anticorruzione, ed alle altre funzioni “anti” cui è ridotta la nostra povera Giustizia.
Così ai colori diversi con i quali saranno segnate nelle carte geografiche le Regioni d’Italia secondo che siano state conquistate da Destra o Sinistra, se ne dovrà aggiungere un altro, che, magari andrebbe pure esteso su un po’ tutto il territorio della Repubblica. Un altro disegno per quella regione disgraziata caduta sotto la dipendenza feudale diretta delle Procure. Quale colore? Non un colore: un disegno a sbarre. In gabbia a Roma il carcere si chiama in gergo “il gabbio”.
Grazie a Salvini che proprio nella Regione in cui è stato eletto Senatore si è messo a fare il “moderato” avanti ai P.M.

Mauro Mellini

SARDINE, BACCALA’ (ED ALTRI ANIMALI)

SARDINE, BACCALA’ (ED ALTRI ANIMALI)

Mentre l’ondata dell’antipolitica digitale ed il suo pseudogoverno sembrano vadano in pezzi travolti dalla loro stessa presunzione, del ridicolo e delle risse dei loro capi e sottocapi, c’è chi pensa di sfruttare ulteriormente la politica dell’antipolitica. Sono venute fuori le “Sardine” che, in verità, fanno pensare ad una sorta di congrega piazzaiola di ventura, di mercenari dell’antipolitica, ma che solo i baccalà sono disposti a credere siano venuti fuori spontaneamente e senza che qualche altro animale dalle grandi pretese politiche abbia concepito una grossa speculazione sulla svendita dei residuati del Movimento fallimentare grillino.

Sardine e baccalà. Ché baccalà ed altri animali vivi ed in salamoia non mancano.

Un baccalà o, forse, un animale di più grandi dimensioni è subito venuto fuori. A Palermo: il Sindaco Orlando ha chiamato a raccolta questi improbabili piazzaioli dell’antipolitica in nome di non so quali valori sociali del pesce di frittura e della non politica.

C’è chi spera di farne una massa di manovra per le prevedibili vicende calde di un imminente tramonto dell’ondata grillina.

L’antipolitica della politica dell’antipolitica.

Le “Sardine” anonime contro i baccalà baldanzosi della “novità” grillina e, magari, leghista.

Pinne e code che affiorano, segni che appaiono e svaniscono. E animali d’ogni genere che abbondano, ai quali dovremmo affidare le nostre vite, la nostra società, la nostra storia.

Movimento 5 Stelle. Esso stesso una delle “Sardine” ed animali ancor meno simpatici. Piuttosto parassiti ed aspiranti tali.

Che tanti ce ne sono e che rompono.

Oggi come ieri e, purtroppo, come domani.

Il che non significa che dobbiamo proprio rassegnarci a fare i baccalà.

Cerchino prima di convincere qualcuno che “spontaneamente”, qua e là per l’Italia si è messo a definirsi Sardina, o acciuga o quel che vorranno e che poi vedranno perché e per chi lo fanno. Perché così dicono.

Quello che importa è che noi non siamo animali e loro lo sono anche se non sono sardine.

A noi importa che nessuno possa trattarci come baccalà.

Mauro Mellini

Elezioni Regionali Calabria: Caro Matteo la Lega è un partito garantista, non puoi sostenere il partito dei magistrati.

Avv. Maximiliano Granata (Legalità Democratica)

Anche il Partito dei Magistrati è oggi portato ad indirizzare non solo i suoi poteri e le sue aggressioni ma anche i suoi abusi concepiti in modo in cui essi gli procurano maggiore visibilità nella pubblica opinione. Anche quando si tratta di mettersi sotto i piedi diritto e giustizia si vuole farlo con il massimo clamore è il più forte impatto nella pubblica opinione.

Sul caso Salvini/Diciotti abbiamo preso le difese di Matteo Salvini “E manifesto è il pericolo di quello sconfinamento e prevaricazione giudiziaria (espressi addirittura in un partito pronto sempre a sostituirsi al potere politico). E’ grave per la stravaganza di almeno una delle imputazioni (che sembra aver voluto ripetere quella della Procura di Agrigento per una malintesa e in sè pericolosa solidarietà).”

Del resto nell’addebito penale che si muoveva a Salvini, sul quale c’è da scrivere assai più di quanto è possibile fare qui ed oggi, si riproduce il vizio di fondo di tutte le imputazioni tipiche della autentica campagna terroristica che il “Partito dei Magistrati” conduce contro i “politici”, cioè gli Amministratori di Regioni, Comuni ed enti, in base all’assurdo principio, prodotto di una giurisprudenza a sua volta dettata da esigenze di un'”uso alternativo della giustizia”, principio secondo cui ogni violazione di una legge e di un regolamento compiuto da un amministratore è un “abuso” e, quindi, quanto meno, un reato di “abuso d’Ufficio”.

Ci sono secoli di civiltà giuridica che cozzano contro la convinzione di Davigo e contro una cultura che seppellisce l’approccio del Beccaria e i principi costituzionali ispirati a un rigoroso garantismo. Non accetterò mai l’assunto per cui non esistono cittadini innocenti, ma solo colpevoli non ancora scoperti. Perché questa è barbarie, non giustizia. «La cultura del sospetto non è l’anticamera della verità: la cultura del sospetto è l’anticamera del khomeinismo», diceva Giovanni Falcone. Per me sono parole che andrebbero scolpite in ogni tribunale accanto all’espressione «La legge è uguale per tutti».

Condivido le dichiarazioni di Vittorio Sgarbi sull’unione delle forze del centrodestra in Calabria per respingere le (probabili) ingerenze “politiche ” della magistratura. Il movimento Cinquestelle vuole che basti un avviso di garanzia (bella garanzia!!) per fare fuori un uomo politico, un avversario .

Mario Occhiuto rappresenta il punto più alto di resistenza contro i giustizialisti, quest’ultimi bene incarnati a Cosenza dal maestro Nicola Morra. In questi mesi in Calabria si sente affermare che serpeggiano tra le forze politiche velleità di quelli che vogliono assumere il ruolo di “famigliari dell’Inquisizione”, di tirapiedi dei moderni progetti persecutorii di sopraffazione da parte delle Procure. Oggi questo ruolo se lo vogliono assicurare per lo più gli uomini della Casaleggio S.r.l., i cosiddetti Cinquestelle. Con le loro ridicole tesi , vogliono conferire alla giustizia, a sua volta impegnata in un’azione di supplenza e di sopraffazione di ogni altro potere, un effetto fulminante. Vogliono che basti un avviso di garanzia (bella garanzia!!) per fare fuori un uomo politico, un avversario. Vogliono essere, dicevo, i tirapiedi delle Procure (termine che deriva dalla funzione dei turpi collaboratori del boja di tirare i piedi degli impiccati per assicurarsi del loro strangolamento). Al contempo i Casaleggesi-Cinquestelluti stanno lavorando a creare nuove figure di reato (“sfigurando” l’assetto del codice). Ipotesi di reato che non sono definite in modo da individuare il confine tra il lecito e l’illecito, ma sembrano piuttosto finalizzate a far sì che ogni Procuratore possa incriminare, arrestare, far processare, sputtanare, chi più gli aggrada valendosi dell’elasticità di tali norme. Basti pensare al reato di “traffico di influenze” ed alla dilatazione oltre ogni certo confine del reato di “abuso d’ufficio”, che è divenuto lo strumento prediletto di abusi di magistrati protesi da un “uso alternativo della giustizia” (che è poi l’ingiustizia). Per combattere veramente mafia e corruzione, bisogna disfarsi di questi “famigliari dell’Inquisizione”, di questa antimafia, di questa “illibatezza” ridicola. Mandiamo a quel paese chi pretende di aver trovato un comodo modo per far finta di far politica scegliendo il mestiere del tirapiedi”.

Caro Matteo la Lega è un partito  garantista, non puoi sostenere il partito dei magistrati .

Per questo motivi caro Matteo non puoi sostenere Caterina Chiaravalloti alla Presidenza della Giunta Regionale della Calabria.

 Lo dichiara il Presidente dell’ Associazione Legalità Democratica Avv. Maximiliano Granata.

La Lega in Calabria è spaccata: rischia l’implosione.

La Lega in Calabria è spaccata e rischia l’implosione. Da una parte l’asse Casanova-Furgiuele con l’intento di mettere pace. Dall’altro quello, capeggiato dall’asse Sofo-Invernizzi, che vuole ridisegnare tutto il Carroccio da queste parti e ad iniziare ovviamente dalle immimenti elezioni regionali. A questo si aggiunge un gruppo di amministratori che chiede la sfiducia del commissario Invernizzi perchè non vogliono i Gentile nelle liste della Lega. La domanda dai territori è notevole ma chi e quando e in base a cosa si deciderà chi candidare e chi, soprattutto, non candidare nelle liste? Nell’inizio della settimana si sono organizzate due riunioni della Lega, da una parte l’asse Furgiuele-Casanova e dall’altra parte Sofo in due luoghi diversi della Calabria. E’ chiaro che ci sono dinamiche e strategie diverse da ambo le parti. Su questo sfondo la Lega, senza alcuna certezza sulla guida del partito e sulla scelta del candidato alla presidenza della regione, rischia di implodere facendo rimediare una gran brutta figura al Segretario Nazionale della Lega Matteo Salvini.