REAGIRE AL GOLPE GIUDIZIARIO: BERLUSCONI NON CI SENTE

Silvio Berlusconi

Si accumulano gli episodi, le occasioni capaci di far sentire anche ai sordi e di far vedere anche ai ciechi che, mentre stiamo cincischiando con i numeri e, soprattutto, con la fantasia perché i partiti (o sedicenti tali) diano prova di “senso della responsabilità” appoggiando un governo degli irresponsabili, come tali e perché tali eletti in Parlamento, la verità della situazione attuale è che l’ala “riformatrice” del golpismo giudiziario è quella che sta dando gli ultimi colpi alla Repubblica ed alle istituzioni democratiche.
La Corte dei Conti che impianta un giudizio di “responsabilità” nei confronti di Berlusconi per aver provocato (??!!??) la crisi “illegittima” del governo Prodi; il GIP di Roma che incrimina un avvocato perché ha fatto il suo dovere di difensore e rischia di far assolvere i clienti, sono solo i casi, in fondo i più grotteschi, di una quotidiana, inarrestata demolizione dei principi basilari dei liberi ordinamenti, questioni tra le tantissime alle quali non fa più caso nessuno, come ben poco si è fatto caso a quelle ora citate.
Si è dato più rilievo ad un ennesimo episodio di “squadrismo giudiziario” in danno di un fondo di beneficenza e soccorso (lo “squadrismo giudiziario”, intendiamoci, è cosa gravissima e inammissibile!) piuttosto che a queste manifestazioni di sfregio dei principi, questi tentativi di seppellire quel che resta delle norme di garanzia.
Il fatto più grave è che a non “accorgersi” (si fa per dire) di questo progressivo fenomeno di erosione e di disintegrazione dei principi di libertà sono proprio le vittime. Da parte di Berlusconi e di Forza Italia, l’unica reazione all’irruzione della Corte dei Conti nella “valutazione” della crisi del governo Prodi è stata quella della “ingiustizia” di averla fatta risalire al caso della pretesa violazione del vincolo di mandato e di procurato passaggio all’opposizione di De Gregorio, mentre i voti che mancavano a Prodi furono cinque o sei di altrettanti Parlamentari che lasciarono la maggioranza.
Così per il caso “dell’eccesso di difesa” dell’Avvocato Tagliaferri. E’ stata più netta la reazione di cittadini qualsiasi che non degli Avvocati.
Ieri la parola fine messa dalla Corte di Cassazione alle isterie giudiziarie in danno di Berlusconi per il “caso Ruby” hanno, su “Il Giornale” del Cavaliere provocato una reazione tutta personale. C’è un “caso Boccassini”. In un altro Paese la Boccassini sarebbe costretta a cambiar mestiere. Aggiungiamo che nel nostro Paese a cambiar mestiere dovrebbero essere non meno di un migliaio di magistrati tra asini, fanatici, assatanati, corrotti, ricercatori di pubblicità e di successo politico.
Ma l’esistenza di un “caso Boccassini” è conseguenziale e marginale. Il problema è il Partito dei Magistrati, quello fatto di personaggi come la Boccassini ma anche di altro genere e levatura. Ma che è il brodo di coltura, il seminario dello “squadrismo giudiziario”, il presupposto e la finalità di esso.
Trovate chi capisce la differenza.
Troviamoci assieme, esprimiamo pubblicamente il nostro consenso a queste chiare proposizioni ed avremo il partito della rivolta liberale.
Se no restate pure “moderatamente” brontoloni. E succubi.

Mauro Mellini
16.03.2018

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