GRATTA, GRATTA, GRATTERI SI CANDIDA

di Mauro Mellini

Io ho grande ammirazione per chi sa “farsi in quattro”, moltiplicando i propri ruoli. Specie quando uno solo di essi è tale da riempire di fatiche e di responsabilità la vita del più laborioso degli uomini.
Parlo, lo avrete compreso, dei magistrati che, sono capaci di far fronte alle incombenze del loro Ufficio, ma al contempo scrivono libri, sono presenti nei convegni di tutta Italia, rispondono ad articoli di giornali e si fanno essi stessi giornalisti.
Non sono pochi. In certi periodi sono ancora di più. Si direbbe che abbiano il dono dell’ubiquità. E sottopongono le loro scorte a fatiche supplementari per le continue trasferte.
Questo per collezioni di cittadinanze onorarie e per distribuire il pane della scienza giuridica e della strategia antimafia alle folle degli ignavi. E per pungolare i rassegnati e polemizzare con “la politica”, dar sfoggio del broncio che tengono al Governo.

Nicola Gratteri

I campioni di questo dinamismo straordinario, quando si avvicinano le scadenze elettorali raddoppiano i loro impegni noti. Ed i bene informati dicono che assai di più crescono i loro impegni ignoti. Che, poi, tanto ignoti non sono. Tracciando un diagramma dell’intensità di questo lavorio si può facilmente dedurne se ad un certo punto di esso deve segnarsi la parola “candidatura”.
C’è oggi una frazione del Partito dei Magistrati che vuole tutto e subito. Specialmente per ciò che riguarda la propria carriera.
Che l’“antipolitica” ostentata da certi campioni del “lavoro straordinario” (e straordinariamente poco compatibile con quello per il quale sono pagati dallo Stato – cioè da Pantalone) finisce quasi sempre per confluire nella politica, o in tentativi di fare tale passo.
Talvolta, ad onor del vero sono gli altri a trascinare i poco recalcitranti magistrati nell’agone politico. Renzi si incaponì per avere Gratteri, magistrato Calabrese fino ad allora non troppo noto, al Ministero della Giustizia. Ne nacque un braccio di ferro con Napolitano. Che la spuntò, così che alla Giustizia andò il ragioniere Orlando. Detto l’“Orlando Curioso”.
Da allora gli orizzonti professionali di Gratteri sono cambiati. La politica che lo ha malamente respinto nel suo salto al vertice, pare che lo attragga. E assai lo attrae la polemica politica. E’ entrato a far parte dei magistrati che tengono il broncio allo Stato e gli fanno addebiti d’ogni sorta di debolezze e, peggio, di inconfessabili manovre dietrologiche sul fronte della mafia.
Gratteri, da allora, scrive libri, articoli, presenzia a convegni, snocciola teorie, addita la strada che lo Stato non osa imboccare.
E, soprattutto, è diventato il sostenitore del primato della mafia calabrese. La capitale mondiale della mafia, delle mafie, della criminalità organizzata è a Reggio, o a Rosarno, o a Palmi. Si direbbe che è la coscienza di essere il primate dei magistrati antimafia comporti che un primato debba per forza averlo la mafia di sua specifica competenza. O forse è il contrario.
Di qui l’ulteriore conseguenza: Se in Calabria è il centro, la capitale, il crocevia delle cosche, delle ‘ndrine, delle varie società delittuose, dalla Calabria deve cominciare la crociata per combatterle e vincerle.
Da tempo corrono voci di una candidatura di Gratteri alla Presidenza della Regione alle prossime regionali.
Contemporaneamente, non solo voci ma scritti autorevoli su giornali e riviste ci informano che la Chiesa Cattolica starebbe preparando una storica scesa in campo. Anzi ridiscesa. Il discorso di Papa Bergoglio di qualche giorno fa starebbe a dimostrare che non si tratta di una tendenza di una semplice frazione della Conferenza Episcopale. E si fanno nomi e cognomi di coloro che dovrebbero rappresentare e far funzionare l’esperimento. Esperimento che dovrebbe essere fatto in Calabria, con le prossime regionali.
Concorrenza? Non necessariamente. Almeno secondo il Goffredo di Buglione della crociata antimafia. Guarda caso: proprio giorni fa Gratteri ha scritto per “Famiglia Cristiana” un articolo di condanna dei governi (singolare e significativo che abbia ritenuto di dover aggiungere “anche quello attuale”!!!) che non hanno fatto della lotta alle mafie l’obiettivo prioritario dei loro programmi.
Chi sa che la candidatura Gratteri, che prenda corpo senza indicazione del partito che dovrebbe sostenerlo, aspiri a valersi ad una azione comune. In altri termini: Chi sa che Gratteri non voglia prendere la discesa in campo dei Cattolici come l’occasione per realizzare i suoi progetti presidenziali.
Queste ed altre voci. Questa però è la considerazione.
Quando cresce il dinamismo dei magistrati, il loro impegno letterario, giornalistico, la loro presenza nei convegni, fino al parossismo, fino a farci domandare come facciano a trovare un po’ di tempo per i doveri del loro Ufficio, viene fuori una candidatura.
Gratta gratta anche Gratteri par certo che si candidi. Non sono più “voci”.
Se ne sono resi conto i politici di più vecchia militanza? Vorrei sperare di sì. Sperare che non siano presi solo dalla paura.

Mauro Mellini

 

Ridicolo lo scontro sugli auguri a Scopelliti

Ridicolo lo scontro sugli auguri a Scopelliti: Consiglio al Presidente Morra, laureato in filosofia, e al suo entourage la lettura dell’opuscolo di Mauro Mellini “ Non è solo Saguto”

Lasciano perplessi le dichiarazioni dell’entourage del Presidente Morra per gli auguri di buon compleanno all’ex Presidente della Giunta regionale Giuseppe Scopelliti . Come è noto La Commissione Antimafia deve studiare il fenomeno mafioso e le eventuali connivenze politiche. Per questi motivi consigliamo al Presidente Morra, laureato in filosofia, e al suo entourage la lettura l’opuscolo di Mauro Mellini “Non è solo Saguto”, lo scempio del diritto e dell’economia causato dalle C.D. misure di prevenzione antimafia in alcun degli articoli pubblicati su “ Giustizia Giusta” . È il processo Saguto, per i gravissimi fatti di malaffare, di corruzione e di clientelismo nella gestione dei beni sequestrati e confiscati ai sospetti di essere mafiosi ed ai sospetti di essere sospettabili. Un abuso nella gestione di strumenti giudiziari che sono essi stessi espressione di un rovesciamento dei concetti basilari di diritto e di giustizia. Ridicolo lo scontro sugli auguri di buon compleanno dell’’On. Jole Santelli a Giuseppe Scopelliti. Discutiamo del caso Saguto.

Il Presidente
Associazione
Legalità Democratica
Avv. Maximiliano Granata

Cs. 23.11.2018

MAGISTRATI: IN ATTESA DELLA CATASTROFE

Mauro Mellini

Che fa il Partito dei Magistrati?

Il caos del mondo politico e delle strutture governative è tale che, magari, qualcuno ha l’impressione che esso si sia ritirato e messo da parte, spaventato più che stimolato dalla prospettiva di conquistare il potere, gli altri poteri dello Stato.

Non credo che ciò sia vero. L’erosione del sistema di bilanciamento dei poteri e dei limiti che quello giudiziario deve osservare è costante e insistente. Ed ogni tanto qualche palese baggianata, qualche piede in fallo messo nel muoversi in tale direzione si manifesta in modo clamoroso e grottesco. Basti pensare alla contestazione del “sequestro di persona per mancata accoglienza” del Procuratore di Agrigento, divenuto per l’occasione Procuratore di tutti i mari e di tutti i porti.

E’ vero, piuttosto, che anche il P.d.M.  è in crisi, è senza guida e va brancolando alla ricerca di obiettivi. Che non gli mancano perché sempre e ovunque cerca potere e tende a debordare per procurarsene quanto non gli spetta in ogni occasione e direzione.

C’è poi il fatto che, a seguito della clamorosa contestazione che la stessa Cassazione ha fatto delle vicende di Nino Di Matteo, dell’affare Saguto, di quello di Sicindustria, la Sicilia e Palermo fino a poco fa capitale di Togalandia sembrano divenute sede meno tranquille per l’estremismo politico-giudiziario, già compromesso fortemente in Sicilia dai capitomboli non solo politici di Ingroia, che in una alleanza del P.d.M. con i 5 Stelle sembrava essere divenuto il profeta ed il maestro.

L’epicentro delle velleità (se di velleità si tratta) di “occupare la politica” da parte dei magistrati “lottatori” è ora indiscutibilmente la Calabria.

Ed in Calabria è Gratteri con il suo variegato passato di rapporti speciali con la politica (Ministro della Giustizia in pectore di Renzi, respinto da Napolitano etc. etc.) pare abbia scelto di muoversi sul piede di casa. C’è chi in Calabria dà per sicuro la sua candidatura a Presidente della Regione per le prossime elezioni.

Non so quanto vi sia di vero e di probabile in una così specifica affermazione. Certo è che Gratteri sta diventando primatista di presenze in convegni, dibattiti, cerimonie ed esibizioni varie, al punto da mettere in pericolo il primato del “Cittadino di Cento Città”, Di Matteo.

Una domanda si impone: con chi dovrebbe scendere in campo il Procuratore oramai distratto da altri miraggi? L’idea che un magistrato non ha bisogno di scegliersi un partito è tramontata già con l’ineffabile Ingroia.

Che lo vogliano con loro i 5 Stelle è probabile, anche se da quella parte le cose sono sempre meno certe di quanto possano apparire. E, poi, questo segnerebbe un altro passo, localmente definitivo, della frattura con la Lega. Senza la quale non c’è toga che potrebbe colmare il deficit, questa volta, di voti.

Ma quanti in Calabria si rendono conto del pericolo di una tale candidatura, è ben che facciano conoscere il loro NO secco ed insuperabile senza attendere l’ultimo momento, in cui lo sgomento del dir no ad una toga così fortemente sventolata al vento della politica potrebbe superare ogni ragionevolezza.

Intanto c’è il diffondersi e consolidarsi della tendenza a sottoporre l’attività amministrativa ad una sorta di sindacato di merito da parte della giustizia, di quella penale (e delle Procure) soprattutto facendo di ogni errore di procedura un “abuso”. Si potrebbe dire che i Magistrati, quelli “lottatori”, del “Partito”, abusando soprattutto del reato di abuso d’ufficio si attribuiscano una partecipazione al potere esecutivo. E, quel che è più grave, tale potere non è “correttivo”, di incidenza sulla repressione del mal fatto, ma è realizzato con la diffusione generale di un timore su ciò che potrebbe pensarne la Procura. Paura dell’incidente giudiziario, cioè, invece che della legge penale.

E paura anche del più clamoroso degli errori di Procure e Gip. Nessuno vuole rischiare arresti e provvedimenti cautelari, anche se così assurdi da essere certamente seguiti da clamorose (mai abbastanza) assoluzioni e revoche.

C’è in atto una politica da intimidazione che è l’esatto opposto delle funzioni della Giustizia in un Paese libero.

Avvisi di cosiddetta garanzia, arresti, sospensioni cautelari. A volte non si va oltre. Ma, ai fini di una politica di generale intimidazione e di imposizione del potere della “Magistratura partito” anche un avviso di garanzia il più sgangherato destinato a finire in una archiviazione a breve termine (il che è sempre difficile) sono un mezzo di intimidazione, fanno sì che qualcuno, magari un vero galantuomo sia portato a dire “Ma chi me lo fa fare?”. Non tutti possono permettersi di reagire come Salvini di fronte alla cantonata di Patronaggio.

E questa capacità di intimidazione nei confronti anche e soprattutto delle persone dabbene diventa una “ragione” per guardarsi le spalle prendendosi in Giunta un magistrato, che sia di garanzia e di protezione agli altri.

Cosa che, poi, magari non funziona affatto.

Insomma, mentre il Partito dei Magistrati perde colpi ed occasioni per le sue maggiori ambizioni, si consolidano e si fanno più insolenti i suoi espedienti, le sue violenze locali, i suoi abusi quotidiani.

Si parla di molti guai. Non si parla abbastanza di questi che non sono dei minori e, francamente, sono i più sporchi.

Mauro Mellini

Tirreno cosentino: La Paura “El miedo” degli amministratori pubblici.

Maximiliano Granata e Mauro Mellini

Tirreno cosentino: La Paura “El miedo” degli amministratori pubblici. Difendiamo i principi fondamentali dello stato libero e democratico .

La recente applicazione di diverse misure cautelari nei confronti di vari Amministratori locali del tirreno cosentino, induce ad alcune riflessioni. Ogni errore, vero o presunto nelle procedure amministrative è “abuso”, reato che, invece, esige nella sua retta applicazione un duplice intento doloso, non è necessario che, poi si arrivi ad una condanna, nemmeno non definitiva, e nemmeno ad un rinvio a giudizio. Nella strategia del Partito dei Magistrati ciò che conta è imporre la paura “el miedo”. Né importa colpire chi, comunque si è reso responsabile di qualche malefatta .Come dicevano i generali francesi nel 1917 bisogna “fucilarne alcuni per incoraggiarli (cioè terrorizzarli) tutti”.Né importa che si colpisce il Sindaco, il Consigliere, l’Assessore del partito più odiato e temuto dalle “Toghe”. Tutto fa brodo, la paura si espande senza limiti di partito. C’è la tendenza ad interdire o ad arrestare, più che una determinata funzione effettivamente connessa col reato la partecipazione alla vita sociale del soggetto. Una punizione anticipata della “capacità a delinquere”. Bisogna avere il coraggio di fare un’analisi puntuale, coraggiosa e senza reticenza dei “casi” di giustizia ingiusta per difendere i principi fondamentali dello Stato libero e democratico.

Alla Raggi scampata all’abuso dell’abuso d’ufficio

 

Alla Raggi scampata all’abuso dell’abuso d’ufficio

di Mauro Mellini

Assolta Virginia Raggi, sindaca di Roma, imputata del solito “abuso d’ufficio” che, in mancanza d’altro, i magistrati prevaricatori, quelli del loro partito, la loro “giurisprudenza”, distorcendo e strumentalizzando la distorsione del relativo articolo del codice penale, forti, talvolta della loro ignoranza, altre volte della loro raffinata disinvoltura, usano oramai come arma di sconvolgimento del sistema dei poteri per sostituirsi al potere esecutivo (quando non per procurarsene il necessario elettorato) e, soprattutto, quale arma di intimidazione collettiva degli amministratori e dei “politici”.

A tale fine ogni errore, vero o presunto nelle procedure amministrative è “abuso”, reato che, invece, esige nella sua retta applicazione un duplice intento doloso. Oramai allo squadrismo giudiziario dei magistrati, particolarmente di quelle forti più della loro ignoranza che del loro sapere, non è necessario che, poi, si arrivi ad una condanna, nemmeno non definitiva, e nemmeno ad un rinvio a giudizio. Nella strategia del Partito dei Magistrati ciò che conta è imporre la paura “el miedo” come dice sempre il mio amico Maximiliano. Né importa colpire chi, comunque si è reso responsabile di qualche malefatta.

Come dicevano i generali francesi nel 1917 bisogna “fucilarne alcuni per incoraggiarli (cioè terrorizzarli) tutti”. Né importa che si colpisce il sindaco, il consigliere, l’assessore del partito più odiato e temuto dalle “Toghe”. Tutto fa brodo, la paura si espande senza limiti di partito. Virginia Raggi, appena eletta, dopo aver messo il figlioletto sul suo banco di sindaco (purtroppo togliendolo subito dopo) ne ha commesse di tutti i colori. Ma proprio per questo non ha “abusato”. Ha dato, piuttosto un primo segnale delle incapacità dell’antipolitica di sostituirsi alla politica. Ed ebbe numerosi cedimenti all’ambiente di sfruttamento che circonda non le etichette della politica e dell’antipolitica, ma il potere e la capacità o incapacità di chi la esercita.

Io non so se Virginia Raggi sarebbe stata assolta se fosse stata, che so, di Forza Italia, del Partito Democratico o chi sa cos’altro. Né da questo dipende la gravità del fatto. E, oggi, di fronte al suo caso, alla sua assoluzione (come, eventualmente, alla sua condanna) poco importa che il suo partito sia parte integrante, braccio secolare di quel turpe sistema inquisitorio. Le vittime dell’ingiustizia sono sempre tali, anche quando sono dalla parte del sistema ingiusto. Congratulazioni Virginia! Cerca di capire questo mio discorso.

Granata(Legalità democratica), inopportuna la presenza di Lupacchini al convegno dei parlamentari Cinquestelle.

Il Procuratore Oreste Lupacchini

Granata(Legalità democratica) inopportuna la presenza del Procuratore Generale Calabrese Oreste Lupacchini al convegno dei parlamentari Cinquestelle.

La Partecipazione del  procuratore generale Otello Lupacchini, Lunedì 12 novembre, alle ore 17,30 presso la Sala delle Culture della Provincia di Catanzaro, al convegno organizzato dai parlamentari del movimento Cinquestelle, proprio perché organizzata da una forza politica, mi sembra inopportuno.

Sicuramente le faremo recapitare il nostro invito a partecipare al  convengo che si terrà a Dicembre, per discutere del Libro del famoso giurista nazionale ed ex componente del Consiglio Superiore della Magistratura  Mauro Mellini, Il Partito dei Magistrati storia di una lunga deriva istituzionale, dove faremo alcune riflessioni.

Nel nostro paese e in Calabria in particolare è scarsa la letteratura sulla patologia giudiziaria. Una scarsezza che può apparire, quando non ne è sconcia copertura, in contrasto con la gravità del deterioramento del diritto e della sua realizzazione con la funzione giudiziaria . Non pretendo qui riassumere quelli che sono stati i tentativi con cui, pur nell’inadeguatezza delle capacità professionali di illustri giuristi, si è cercato di aprire un discorso di studio e del diritto sotto il profilo della loro dilagante patologia . I principi fondamentali delle garanzie costituzionali, della civiltà del processo penale sono stati “aggirati” con una costante interpretazione riduttiva degli effetti: calpestati e sostituiti con il mito dell’efficacia. Efficacia di “lotta”, capacità di danneggiare il “nemico”, anche a costo di non risparmiare gli innocenti ed i loro diritti . Le leggi, nuove leggi, spesso vengono “invocate” dai giudici a sostegno degli abusi di fatto che alcune giurisdizioni praticano già per i loro disegni e “strategie” di lotta . In Calabria c’è la tendenza ad interdire o ad arrestare, più che una determinata funzione effettivamente connessa col reato la partecipazione alla vita sociale del soggetto. Una punizione anticipata della “capacità a delinquere”. Un’analisi puntuale, coraggiosa e senza reticenza dei “casi” di giustizia ingiusta è quindi attività che si traduce anche in difesa dei principi fondamentali dello Stato libero e democratico. E’ con tale attività di puntuale e, magari, puntiglioso studio ed analisi e di denunzia delle patologie giudiziarie che si fa seriamente la battaglia non solo per la Giustizia Giusta, ma per quella della difesa delle libere istituzioni nel loro globale ed inscindibile complesso. E che si distingue dalle vaghe predicazioni di certi profeti di sé stessi comodamente scambiati per innovatori, di nostra conoscenza ed esperienza.”

Mauro Mellini: Il senatore a cui si riferisce è Nicola Morra ?

Mauro Mellini

Mauro Mellini: Il senatore a cui si riferisce è Nicola Morra ?

Alcuni passi di un articolo di Mauro Mellini del 01.10.2018

UN’ALTRA ALLEANZA IN FRANTUMI: QUELLA TRA 5 S. E MAGISTRATI

In una importante Città del Sud, che vanta tradizioni di cultura ed ha visto suoi cittadini onorare importanti ruoli politici, c’è, ad esempio un Senatore del partito grillino che quando non è impegnato a Roma a scaldare il suo seggio a Palazzo Madama, “è di casa” al locale Palazzo di Giustizia, a mendicare attenzione per le sue delazioni contro ogni altro “politico” della Città ed a suggerire inconcepibili (ma talvolta concepibilissime) baggianate pseudo giudiziarie.
Questo signore, apprendo ora, sta facendo carriera. Ed è il classico Cinquestelluto così come lo vuole il peggio del Partito dei Magistrati, secondo lo schema di un partito “antipolitico” in funzione di tirapiedi di una magistratura prevaricatrice e neoforcaiola.

Agrigento: non ci mancava che questa

Mauro Mellini

Agrigento: non ci mancava che questa
di Mauro Mellini già componente del Consiglio Superiore della Magistratura

Il procuratore di Agrigento ha preso atto della dichiarazione di Di Maio che si devono “lasciare stare”, cioè lasciare che ne facciano di ogni genere e gravità i P.M. .
Ed ha aggiunto, sempre mettendosi sotto i piedi la competenza per territorio, un ulteriore, fantastica accusa a Salvini, ma, a ben vedere allo Stato Italiano: quella di dover costringere l’Unione Europea ed i suoi organi a subire il
ricatto del divieto di sbarco dei migranti.
È’ una sfida alla ragione prima ancora che ai principi basilari della costituzione della Repubblica e dello stesso codice penale e di procedura penale.
Francamente stento a credere che un magistrato come Patronaggio che prima d’ora si era sempre mostrato prudente ed alieno da forme di teatralità’ giudiziaria sia giunto a questo punto ed abbia intrapreso e stia portando avanti una escalation di prevaricazioni e dispregio di ogni regola. È’ impossibile per tutti i cittadini e se ancora ci sono per tutte le forze politiche di destra o di sinistra, di maggioranza o di opposizione lasciar perdere certe enormita’.
Ne va di mezzo la credibilità stessa dello Stato e quel tanto che resta di speranza in una giustizia appena degna di questo nome.

Mauro Mellini

31.08.2018

E no, caro Di Maio ! “ Non lasciamo stare il PM “

Mauro Mellini

E no, caro Di Maio ! “ Non lasciamo stare il PM “

“Salvini vada avanti, ma lasciamo perdere, non tocchiamo il PM”. Questo il commento di Di Maio alla trovata del P.M. che ha “indagato” Salvini ed il suo capo di gabinetto nientemeno che per sequestro di persone “ o (arresto illegale)” .

Questo li dica Di Maio che, magari, crede che sia una cosa seria solo il contratto di governo fra il suo partito e quello del collega  e che sia concepibile il sequestro di persona mediante mancata accoglienza e che ai P.M. siano concessi poteri di universale  persecuzione di tutto ciò che semplicemente non va su tutto il territorio nazionale e magari anche oltre.

Noi diciamo esattamente l’opposto .

Salvini magari, si dia “una calmata” come si dice a Roma perché non la potrà tirare all’infinito nella sua recita nelle vesti di Capitan Fracassa.

Ma il PM, il procuratore di Agrigento che, mettendosi sotto i piedi le norme per la competenza per territorio che, non gli conferivano certamente la funzione ed il potere di occuparsi di reati se (sussistenti) commessi (se commessi)a Trapani o a Catania dove la nave Diciotti è rimasta ad attendere l’autorizzazione a sbarcare i migranti salvati in mare aperto, preso dalla fregola di non lasciarsi scappare l’occasione di un gesto clamoroso è scappato addirittura a Roma a informarsi sulle disposizioni date dal Ministero dell’Interno sullo sbarco o meno dei migranti, e pare addirittura da Roma, abbia annunziato  l’incriminazione per sequestro di persone per mancata accoglienza e conseguente attesa di sistemazione in Europa, ipotesi che sembra formulata da uno scrittore di novelle comiche . Questo P.M. non è certo da lasciar stare, si muova il Ministero della Giustizia, si muova la Procura Generale della Cassazione. Se c’è un caso di urgenza dell’esercizio dell’azione disciplinare è questo.

Che si sia agito con un preciso obiettivo politico o per irrefrenabile ricerca  di un momento di gloria mediatica, il fatto in se è intollerabile .

“Non per quelli della Lega”, quelli di sinistra o di destra ma per tutti i cittadini della Repubblica. Che poi, la cosa comporti o meno conseguenze per il “contratto di governo” tra Lega o Cinquestelle, è cosa che al piu’ potrebbe aggiungere del ridicolo a quelllo che in se ha la vicenda .

Con il Partito dei magistrati Di Maio non ha stipulato ( ci mancherebbe anche questo) alcun contratto scritto. Ma sembra preoccupato più che dei rapporti con i vari Di Matteo che di quelli con Salvini .

Una ultima notazione: era questa una occasione per Berlusconi alleato (cosi dice) della Lega ma oppositore del Governo ( sia pure”moderatamente”) di parlar chiaro di reagire al grottesco gesto del Procuratore di Agrigento contro il suo alleato del cosiddetto Centrodestra.

Se non altro perché compiuto senza un minimo di “moderazione”, che sembra l’unica cosa di cui il Cavaliere sappia parlare .

Ma pare che essere “ moderatamente coerenti “ sia ancora piu’ difficile che esserlo del tutto.

Mauro Mellini

28.08.2018

Sequestro di Persone? No del diritto!

Mauro Mellini

Sequestro di Persone? No del diritto!

di Mauro Mellini, già componente del Consiglio Superiore della Magistratura.

 

Fate bene attenzione : se qualcuno bussa alla porta della vostra casa e chiede ospitalità e voi non gli spalancate la porta e quello rimane lì e non se ne va, la procura di Agrigento, che non bada molto alla trascurabile questione per la competenza per territorio, potrebbe accusarci di sequestro di persona.

Credo che Salvini, sempre alla ricerca dello scontro e della rissa che lo pongano al vertice dell’attenzione e dei dibattiti, non arrivasse a sperare tanto.

Ma il fatto che il Vicepresidente del governo che dovrebbe chiamarsi governo Conte ma, che nessuno lo chiama cosi perché Conte non conta nulla, abbia fatto di tutto perché le giuste azioni di limitazione e controllo dei migranti suscitasse le più accese controversie in Italia ed in Europa, non autorizza nessuno a ridurre il diritto in una componente di una sconcia barzelletta e la funzione giudiziaria in una sorta si supervisione e sopraffazione di ogni altra parte e potere dello Stato da “indirizzare” e “mettere a posto” a colpi di incriminazione e avvisi di garanzia.

Doppio è l’abuso che la Procura di Agrigento ha fatto dei suoi poteri.

In primo luogo è intervenuta a gamba tesa (ma avendo cura di farlo quando la questione dei migranti recuperati in mare  dalla nave Diciotti della Guardia Costiera stava per raggiungere una soluzione) in una questione di esercizio dei poteri politici del governo e dei Ministri nella quale individuare gli estremi di reato in una presunta e pur eventualmente sussistente erroneità dell’indirizzo politico di tutti o qualcuno dei Ministri stessi e di per sé non solo una violazione di un fondamentale principio di separazione è di autonomia dei Poteri dello stato: e ’ addirittura superfluo sottolineare che l’autorizzazione allo sbarco in territorio italiano di stranieri privi di passaporto benchè salvati in mare, come quelli del caso in questione, è espressione di una scelta politica che, intanto, non può che implicare responsabilità di tutto il governo.

Ma a questo si aggiunge il ridicolo della formulazione di una ipotesi di reato di sequestro di persone o di arresti illegali nella condotta di mero rifiuto di far sbarcare in Italia quei migranti.

Far consistere il sequestro di persone o, a maggior ragione, il loro arresto illegale nel mero rifiuto di  accoglierli nel territorio dello Stato e farne carico al Ministro responsabile dei servizi di vigilanza degli ingressi nel nostro Paese (e non “ si noti”  quello da cui dipende la Guardia Costiera ed i comandi delle navi tra cui la Diciotti) ed ipotizzare quindi un sequestro di persone “indiretto” di chi sta sulla nave in attesa di conveniente collocazione, significa o essere pericolosi ignoranti del diritto e spregiatori della razionalità, o pericolosi prevaricatori che del diritto e della razionalità se ne infischiano preoccupati solo di mostrarsi  “ superiori” ai poteri che spettano al governo e alle massime Istituzioni della Repubblica. Vi sarebbe da aggiungere che la finalità smarcatamente politica di questo sciagurato intervento della procura di Agrigento (che non è neppure una delle punte “ dell’oltranzismo giudizario” è quello che emerge indiscutibilmente con la scelta di Salvini quale “sequestratore indiretto mediante cacciata dei presunti sequestrati” si direbbe che si è preferito aumentare l’evidenza del ridicolo dell’incriminazione per farne carico si fa per dire : credo che Salvini né sarà arcicontento a quello che di tutta la vicenda aveva ed ha il più grande riscontro mediatico ( Per non dire che la procura di Agrigento con il divieto di sbarco dalla nave attraccata prima a Trapani e poi a Catania c’entrava come i cavoli a merenda) .

Anche il Partito dei Magistrati è oggi portato ad indirizzare non solo i suoi poteri e le sue aggressioni ma anche i suoi abusi concepiti in modo in cui essi gli procurano maggiore visibilità nella pubblica opinione. Anche quando si tratta di mettersi sotto i piedi diritto e giustizia si vuole farlo con il massimo clamore è il più forte impatto nella pubblica opinione .

 

Mauro Mellini

 

26.08.2018