(Legalità Democratica) : Magistratura penale invasiva, basta con la tesi della giustizia nazista.

Maximiliano Granata e Mauro Mellini

Granata (Legalità Democratica) : Magistratura penale invasiva, basta con le tesi della giustizia nazista.

In questo mese presenteremo una memoria al Procuratore Generale presso la Corte d’appello di Catanzaro Dr. Otello Lupacchini, al Procuratore Generale presso la Corte d’appello di Reggio Calabria,  al Procuratore Generale della Repubblica presso la Suprema Corte di Cassazione di Roma, al Ministro della Giustizia, al Ministero della Giustizia Ispettorato Generale, sull’arbitrarietà del magistero penale . L’associazione Legalità Democratica invierà uno studio sugli errori  giudiziari posti in essere dall’Autorità Giudiziaria . Esiste il  principio implica che nessun fatto sia punibile se non in forza di una legge preesistente che chiaramente la definisca come reato, che cioè contiene in sè il principio della chiarezza, è puntualmente violato con la creazione di fattispecie “aperte”, “apparenti”, grossolanamente ed inconcludentemente abborracciate. Cio’ implica ed impone di per se l’arbitrarietà del magistero penale . Le leggi, le nuove leggi, spesso vengono “invocate” dai giudici a sostegno degli abusi di fatto che alcune giurisdizioni praticano già per i loro disegni e “strategie” di lotta .

Poi, magari a distanza di decenni ti ritrovi ad evocare i rimasugli di ciò che hai dovuto apprendere per meglio comprendere l’incombente attualità di “questioni del mestiere”. Così trattando oggi il delicato e gravissimo problema dell’invasività della giurisdizione penale nell’ambito di altri poteri dello Stato, mi accade di richiamare alla memoria il detto di un giurista medievale, che, nella disputa tra Regalisti e Curialisti (i ghibellini ed i guelfi del diritto) scrisse: “Dominus Papa, ratione peccati, intromittit se de omnibus” (il Signor Papa, con la scusa del peccato si impiccia di tutto), tanto per usare un linguaggio alla buona.”

“Oggi “Intromittunt se de omnibus”, si impicciano di tutto, i P.M. ed i Giudici penali. Perseguire i reati, veri o immaginari è la chiave per l’accesso all’esercizio, di fatto, del potere esecutivo e della stessa “politica”. Oggi “Intromittunt se de omnibus”, si impicciano di tutto, i P.M. ed i Giudici penali. Perseguire i reati, veri o immaginari è la chiave per l’accesso all’esercizio, di fatto, del potere esecutivo e della stessa “politica”. Quando, invece, secondo il fondamentale principio della divisione dei poteri, si imporrebbe una netta separazione tra il legislativo, l’esecutivo ed il giudiziario. Una separazione teorizzata due secoli e mezzo fa e realizzata faticosamente con la creazione dello Stato moderno e l’avvento delle libere istituzioni.”

“Assieme all’”intromittere se de omnibus” dei P.M. e dei Giudici Ordinari fiorisce uno strano fenomeno: quello di una “specializzazione”, non nelle funzioni, ma nell’abuso di quegli strumenti che la legge (in verità sempre più sgangherata al riguardo nelle sue “novità”) fornisce agli scalpitanti magistrati “ratione peccati” per perseguire i reati. E poiché nella legislazione criminale ci si accosta sempre più alle tesi che, con una spolverata di retorica democratica e di argomentazioni sociologiche, sono pur sempre quelle della giustizia nazista (punire chi è capace e proclive a commettere un reato senza che debba proprio averlo commesso) lo sbandamento ed il debordare diventa invasione del potere esecutivo e della politica. Ma, abbandonando la “divisione dei poteri” sembra che le diverse istituzioni territoriali giudiziarie si “specializzino”, come dicevamo poc’anzi, nel tipo di utilizzazione distorta, oltre che nella stessa distorsione “dei mezzi giudiziari”.”

“Al momento direi che il culmine della “specializzazione”, quello nell’uso di certi articoli del codice, è raggiunto nel mezzogiorno, dove dei magistrati hanno scoperto le norme del codice di procedura penale che consentono l’interdizione temporanea da funzioni, cariche, professioni, etc. C’è la tendenza ad interdire o ad arrestare, più che una determinata funzione effettivamente connessa col reato la partecipazione alla vita sociale del soggetto. Una punizione anticipata della “capacità a delinquere”. Un’analisi puntuale, coraggiosa e senza reticenza dei “casi” di giustizia ingiusta è quindi attività che si traduce anche in difesa dei principi fondamentali dello Stato libero e democratico. E’ con tale attività di puntuale e, magari, puntiglioso studio ed analisi e di denunzia delle patologie giudiziarie che si fa seriamente la battaglia non solo per la Giustizia Giusta, ma per quella della difesa delle libere istituzioni nel loro globale ed inscindibile complesso. E che si distingue dalle vaghe predicazioni di certi profeti di sé stessi comodamente scambiati per innovatori, di nostra conoscenza ed esperienza .

Il Presidente

Associazione Legalità Democratica

Avv. Maximiliano Granata

Cs 06.10.2018

Maximiliano Granata (Legalità Democratica) : Magistratura Penale Invasiva

Avv. Maximiliano Granata

Maximiliano Granata Legalità Democratica
Magistratura Penale Invasiva, in Calabria i PM si sono specializzati nel reato di abuso .
Serve una banca dati sulle baggianate giudiziarie .

Ci sono materie di studio nei corsi universitari che appaiono talvolta superflue e “ornamentali”. Poi, magari a distanza di decenni ti ritrovi ad evocare i rimasugli di ciò che hai dovuto apprendere per meglio comprendere l’incombente attualità di “questioni del mestiere”. Così trattando oggi il delicato e gravissimo problema dell’invasività della giurisdizione penale nell’ambito di altri poteri dello Stato, mi accade di richiamare alla memoria il detto di un giurista medievale, che, nella disputa tra Regalisti e Curialisti (i ghibellini ed i guelfi del diritto) scrisse: “Dominus Papa, ratione peccati, intromittit se de omnibus” (il Signor Papa, con la scusa del peccato si impiccia di tutto), tanto per usare un linguaggio alla buona.
Oggi “Intromittunt se de omnibus”, si impicciano di tutto, i P.M. ed i Giudici penali.
Perseguire i reati, veri o immaginari è la chiave per l’accesso all’esercizio, di fatto, del potere esecutivo e della stessa “politica”.
Quando, invece, secondo il fondamentale principio della divisione dei poteri, si imporrebbe una netta separazione tra il legislativo, l’esecutivo ed il giudiziario. Una separazione teorizzata due secoli e mezzo fa e realizzata faticosamente con la creazione dello Stato moderno e l’avvento delle libere istituzioni.
Assieme all’”intromittere se de omnibus” dei P.M. e dei Giudici Ordinari fiorisce uno strano fenomeno: quello di una “specializzazione”, non nelle funzioni, ma nell’abuso di quegli strumenti che la legge (in verità sempre più sgangherata al riguardo nelle sue “novità”) fornisce agli scalpitanti magistrati “ratione peccati” per perseguire i reati.
E poiché nella legislazione criminale ci si accosta sempre più alle tesi che, con una spolverata di retorica democratica e di argomentazioni sociologiche, sono pur sempre quelle della giustizia nazista (punire chi è capace e proclive a commettere un reato senza che debba proprio averlo commesso) lo sbandamento ed il debordare diventa invasione del potere esecutivo e della politica. Ma, abbandonando la “divisione dei poteri” sembra che le diverse istituzioni territoriali giudiziarie si “specializzino”, come dicevamo poc’anzi, nel tipo di utilizzazione distorta, oltre che nella stessa distorsione “dei mezzi giudiziari”.
A Milano la più “ovvia” delle forme e dell’abuso, quella della custodia cautelare e della revoca di essa al momento opportuno, creò con il sistema “ti arresto, tu fai i nomi di altri, io ti mando a casa ed arresto quegli altri” l’operazione di invasione nel campo politico operata dall’equipe di “Mani Pulite” che risultò la più colossale di tutti i tempi, addirittura con la fine della Prima Repubblica e l’avvento di un simulacro di Seconda.
C’è poi la “specializzazione” per “materia”: a Torino reati “ambientali”, a Potenza reati dei “VIP antipatici”.
Nella città di Cosenza e in Calabria i pubblici ministeri si sono specializzati per i reati di abuso .
Un’analisi puntuale, coraggiosa e senza reticenza dei “casi” di giustizia ingiusta (penso all’impegno di Patrizio Rovelli per l’Osservatorio della giustizia e la banca dati sulle baggianate giudiziarie) è quindi attività che si traduce anche in difesa dei principi fondamentali dello Stato libero e democratico. E’ con tale attività di puntuale e, magari, puntiglioso studio ed analisi e di denunzia delle patologie giudiziarie che si fa seriamente la battaglia non solo per la Giustizia Giusta, ma per quella della difesa delle libere istituzioni nel loro globale ed inscindibile complesso. E che si distingue dalle vaghe predicazioni di certi profeti di sé stessi comodamente scambiati per innovatori, di nostra conoscenza ed esperienza.
Non diciamo altro che: continueremo finché avremo fiato e forza per farlo.

Presidente
Associazione Legalità Democratica
Avv. Maximiliano Granata

15.05.2018