Lotta all’inquinamento: Gioia Tauro,impianto di depurazione IAM s.p.a., sullo sversamento dei rifiuti liquidi servono controlli urgenti.

Dopo le dichiarazioni del consigliere comunale di San Ferdinando(RC), Maria Carmela Digiacco che pone dei seri dubbi sullo sversamento dei rifiuti liquidi nel nostro mare nella zona di San Ferdinando, Gioia Tauro e Tonnara di Palmi da parte di IAM parlando del danneggiamento nel 2021, in due punti della tubatura sottomarina di IAM a causa dei mancati interventi di manutenzione che la stessa era stata intimata a fare e che non ha di fatto eseguito, pur avendoli garantiti direttamente alla Regione Calabria. Vi è di più la stessa dichiara che nel 2019 sono state immortalate da un drone fatto volare dal comune di San Ferdinando in prossimità dei soffiatori autorizzati a largo del bacino portuale, immagini dalle quali si intravedevano con chiarezza delle chiazze che con la corrente da direzione IAM si estendevano verso la spiaggia di San Ferdinando. Serve un immediato e rigoroso controllo sui sversamento dei rifiuti liquidi e sulla manutenzione dell’impianto e sui valori in uscita dallo scarico finale. Lo dichiara il Presidente dell’Associazione Legalità Democratica Avv. Maximiliano Granata.

Belvedere Marittimo:Impegno comune denuncia possibili sversamenti di liquami nella zona.

Il gruppo consiliare Impegno Comune, denuncia possibili sversamenti nella zona di Belvedere Marittimo. Cosi dichiara “Abbiamo portato all’attenzione dell’amministrazione comunale la possibilità di porre fine alle disfunzioni funzionali delle fognatura comunale nel tratto di area urbana, adiacente all ss 18, compreso fra il torrente Vallecupo e lo svincolo nord della ss. 18 di località Vetticello, già oggetto di una nostra segnalazione in data 31 Dicembre 2022. Si tratta di una soluzione poi proposta all’ente in data 20 Febbraio 2023. Ad un problema atavico che la maggioranza non può non tenere in considerazione “. Alla luce di queste dichiarazioni,intervenga senza indugio la procura della Repubblica di Paola, coadiuvati dal comando dei carabinieri del nipaf  e dall’Arpacal guidata dal Generale Emilio Errigo . Lo dichiara il presidente dell’associazione legalità democatica Avv. Maximiliano Granata.

Granata(Legalità Democratica):Calabria,auguri di Buona Pasqua alle vittime dell’ingiustizia.

Nel silenzio tombale delle celle degli ergastoli e delle carceri sono sepolte le vittime delle più clamorose, irreparabili (allo stato della attuale legislazione) dell’ingiustizia e dei fabbricanti di ingiustizia. A quante di queste vittime è possibile far giungere la nostra voce facciamo giungere la nostra solidarietà, anche se sappiamo che essa è nulla a fronte del debito che la società, noi tutti abbiamo nei loro confronti. Per questo formulo alle vittime calabresi dell’ingiustizia, gli auguri di una serena pasqua. Lo dichiara il Presidente dell’Associazione Legalità Democratica Avv. Maximiliano Granata.

Granata(Legalità Democratica):Salvini come Putin,Emilio Greco espulso per le sue idee.

L’avv.Emilio Greco, militante della lega, eccellente professionista della città di Cosenza,ha avuto il compito di formare la lista della lega nella città di Cosenza, nelle ultime consultazioni elettorali,rappresentando la vera figura del militante della Lega.
Emilio Greco nella giornata di domani sarebbe stato eletto segretario cittadino di Cosenza della Lega, e per evitare questo una parte politica minoritaria della Lega si è mossa per un’attività di delazione organizzata, sostenitrice della tesi che il dissenso debba essere sanzionato con l’espulsione, una evidente democrazia telematico-delatoria ,tale da rovinare il tessuto stesso della società non solo a Cosenza.
Ma il solo fatto che in una città che ha, oltre tutto, tradizioni di cultura e di sensibilità democratiche e che ha espresso uomini di grande levatura, si possa concepire un modo simile di fare politica, è cosa agghiacciante. I Leghisti Calabresi, avrebbero il dovere di reagire a questi fatti e situazioni con fermezza e senza mezzi termini. Se non lo si fa, direi che è questo l’aspetto più preoccupante di un sistema indecoroso ed insopportabile che non ha a che fare con la democrazia. Lo dichiara il presidente dell’associazione Legalità Democratica Avv. Maximiliano Granata .

Granata(Legalità Democratica):Sulle intercettazioni, bisogna abolire questa Inquisizione satanica.

Avv. Maximiliano Granata
Nordio: “Sulle intercettazioni basta porcherie”.Il Guardasigilli: “Resta un problema e cioé se non vigili abbastanza per evitare che persone, anche non indagate, vengano delegittimate e il loro onore compromesso”. Questo tema sollevato dal ministro della giustizia, mi induce ad alcune riflessioni, anche perchè condividevo le posizioni del mio mentore Mauro Mellini “Con un decreto del Governo, a legislatura oramai praticamente chiusa, è venuta fuori la “grande riforma” delle intercettazioni telefoniche. Non si sa bene, ma forse è facilmente spiegabile, chi abbia fornito al ministro Andrea Orlando e al Governo il supporto della sua scienza giuridica per “giungere alla soluzione del vecchio e spinoso problema”. Si fa (naturalmente) per dire, anzi, se se ne ha lo stomaco, per ridere. Perché il prodotto del “garantismo renziano” è il sugello, la legittimazione del malaffare processuale, il tipico prodotto di una scienza dell’ipocrisia, che una schiera di leccapiedi ha elaborato per redigere autentici codici dell’abuso che garantiscono tutto fuorché la difesa dagli abusi e dalle distorsioni di ogni principio.

Per farla breve, anzi, brevissima, la novità del garantismo pulcinorlandesco sarebbe questa: le intercettazioni debbono essere “purgate” di ogni registrazione “non rilevante” ai fini del giudizio e saranno posti ulteriori divieti addirittura al rilascio di copie agli avvocati. Negli “atti processuali” rimarrebbero, custodite dal solito segreto di Pulcinella, solo le intercettazioni “rilevanti”, ecc. ecc..

La chiave, anzi, il grimaldello, di questa ennesima deformazione inquisitoriale del processo penale è in quel “potere di selezione” delle intercettazioni “rilevanti” e nello scarto di quelle “irrilevanti”. Perché ci vuol poco a capire, così che se ne può e se ne deve fare addebito persino a un Orlando (ministro) che, poiché la selezione e la distinzione è decretata dagli “inquirenti” (inquisitori!), “rilevante” è termine identico a “utile all’accusa”. Anzi, all’impianto accusatorio personalmente partorito dai cervelli e degli umori degli “inquisitori” medesimi. Ogni altro criterio selettivo è falso, falsificante, fasullo. Del resto, il solo fatto che, magari, dalle intercettazioni risulti che gli “indiziati”, sospetti di legami mafiosi, hanno sempre parlato d’amore, del giuoco del calcio, di un’altra comune passione sportiva, sarebbe pur sempre una prova rilevante ai fini della difesa. Ma l’inquirente-inquisitore definirà senz’altro quel materiale “irrilevante” e potrà distruggere la prova.

Ma ciò che rende non solo inesistente nel provvedimento orlandesco, ma impossibile nell’assetto pratico processuale penale creatosi nel nostro Paese ogni salvaguardia, ogni possibile intervento nella difesa a impedire che la “selezione” diventi una “manipolazione” della prova, è l’elefantiasi del ricorso alle intercettazioni telefoniche, alla falsificazione sistematica di ogni motivo e motivazione delle relative autorizzazioni, il latente abuso di “autorizzazioni in bianco”.

Nessuno sa quanti telefoni siano nel nostro Paese sotto controllo. Chi intercetta chi. E perché si intercetta. Un controllo della legittimità e dell’opportunità della conservazione o della distruzione del prodotto del “tutti intercettano tutti” non solo è impossibile, ma è ridicolo ipotizzarlo. E qui bisogna andar ancor più su, nel “manico” dello spaventoso difetto di tale strumento processuale. Il Codice di procedura vigente, con una falsa e falsificante imitazione del sistema anglosassone, ha affermato che l’azione penale incomincia con la richiesta di rinvio a giudizio. È da ridere, anzi da piangere, la conseguente affermazione che, ad esempio, tutta la fase “cautelare”, con ricorsi, annullamenti, rinvii, non sia espressione dell’azione penale”. Ma spaventoso è il complemento di tale falso assioma: “Il P.M. compie le indagini necessarie all’esercizio dell’azione penale”.

Indaga, cioè, per accertare che vi sia qualcosa su cui indagare, non perché vi sia “notizia di reato”, ma alla cerca di tali possibili notizie. Quindi intercetta le telefonate delle persone per bene per rendersi conto se siano veramente per bene e al di sopra di ogni sospetto. Indaga, intercetta. E non si dica che le intercettazioni sono ammesse solo in presenza di gravi reati. Andate a sostenere che non c’è nessun reato di mafia in corso e vi applicano le misure di prevenzione!

Il ricorso alle intercettazioni diventa così sempre più mastodontico e incontrollato, anzi incontrollabile. Orlando potrà redigere qualche regolamentazione per impedire che restino in circolazione le intercettazioni dell’affare Banca Etruria, quelle su papà Renzi e papà Boschi. Ma non ha né la mente né il coraggio di mettere i bastoni tra le ruote alla grande macchina dell’abuso. Il suo decreto, infatti, ne legalizza le peggiori espressioni.

Bisogna abolire questa Inquisizione satanica di cui l’Italia ogni giorno di più diventa preda. Le pezze colorate, le coperture viscide e ipocrite degli abusi non cesseranno certamente con questi pasticcetti. Il difetto sta nel manico. E che manico! “. Lo dichiara il Presidente dell’Associazione Legalità democratica Avv. Maximiliano Granata.

Granata(Legalità Democratica):RENDE NON E’ UNA CITTA’ MAFIOSA.

Quello che sta avvenendo a Rende che non è una città mafiosa, mi induce ad alcune riflessioni:La Calabria è terra di illustri giuristi. Ciò purtroppo, conta oggi poco, si è soppresso il significato di questo dato storico. Quello che debbo ricordare a me stesso, perchè tutti voi lo sapete e lo patite nella vostra vita quotidiana, che la Calabria è terra di grandi,quotidiane, intollerabili ingiustizie.I principi fondamentali delle garanzie costituzionali, della civiltà del processo penale sono stati “aggirati” con una costante interpretazione riduttiva degli effetti: calpestati e sostituiti con il mito dell’efficacia. Efficacia di “lotta”, capacità di danneggiare il “nemico”, anche a costo di non risparmiare gli innocenti e i loro diritti. Cosa aspetta l’intera classe politica di Rende a reagire? All’amico Marcello Manna della innocenza del quale ho una presunzione almeno doppia, i miei auguri, ma anche la mia vergogna, la vergogna di tutti noi, di non aver fatto abbastanza. Lo dichiara il Presidente dell’Associazione Legalità Democratica Avv. Maximiliano Granata.

Avv. Maximiliano Granata (Legalità Democratica):Caso Marcello Manna, a Rende qui ed ora Frank Sinatra sarebbe “Interdetto per anni uno” dalla professione di cantante ed attore.

Il caso Marcello Manna e del comune di Rende, mi induce ad alcune riflessioni: I magistrati calabresi hanno scoperto le misure cautelari altrove inconsuete o assai meno applicate. A Cosenza è venuta di moda l’interdizione cautelare delle pubbliche funzioni, concepita ( e graduata) come una pena accessoria anticipata, senza alcuna, o con scarsa, connessione, con il reale contesto, e con le esigenze processuali. Significativa ne è l’irrogazione “facile” statisticamente assai più frequente che altrove, ma anche per tempi lunghi. Penso, e non riesco a riderci sopra, che qui ed ora Frank Sinatra sarebbe “Interdetto per anni uno” dalla professione di cantante ed attore. Queste considerazioni, a chi non è informato della realtà delle situazioni, degli episodi, della loro frequenza se non da una stampa “complementare” e fiancheggiatrice del dissesto costituzionale per via giudiziaria, potranno apparire irriguardose ed esagerate. Ma non può e non deve essere “riguardo” per certi fenomeni. Né tale “riguardo” può in nessun caso rappresentare un contributo al retto funzionamento della giustizia ed alla compostezza della funzione dei magistrati. Al contrario ne sono uno stimolo a sempre maggiori devianze. Io mi auguro che i fatti, in un futuro più o meno prossimo, mi smentiscano e dimostrino veramente esagerate le mie angosce. Lo spero, ma non sono disposto, e non mi auguro che lo siate anche voi tutti miei amici, a cullarmi nella speranza ed a celare quel tanto che possiamo fare e che la coscienza mi detta. Lo dichiara il Presidente dell’Associazione Legalità Democratica Avv. Maximiliano Granata.

Caso Mangialavori:La cultura del sospetto è l’anticamera del khomeinismo.

La cultura del sospetto è l’anticamera del khomeinismo.
Il caso dell’onorevole Giuseppe Mangialavori, che non è stato né condannato, né imputato, né indagato, né raggiunto da alcun avviso di garanzia, e non viene nominato sottosegretario alle infrastrutture perchè dalle carte di alcuni procedimenti giudiziari calabresi emerge una vicinanza del parlamentare (mai indagato) a un clan ‘ndranghetista, ci induce ad alcune riflessioni.
Ci sono secoli di civiltà giuridica che cozzano contro la convinzione di Davigo, più altri, e contro una cultura che seppellisce l’approccio del Beccaria e i principi costituzionali ispirati a un rigoroso garantismo. Non si potrà accettare mai l’assunto per cui non esistono cittadini innocenti, ma solo colpevoli non ancora scoperti. Perché questa è barbarie, non giustizia. «La cultura del sospetto non è l’anticamera della verità: la cultura del sospetto è l’anticamera del khomeinismo», diceva Giovanni Falcone. Per me sono parole che andrebbero scolpite in ogni tribunale accanto all’espressione «La legge è uguale per tutti».
Si ha il dovere di reagire a quello che è capitato all’On. Giuseppe Mangialavori. Se non lo si fa, direi che è questo l’aspetto più preoccupante di un sistema indecoroso ed insopportabile che non ha a che fare con la democrazia”. Lo dichiara il Presidente dell’Associazione Legalità Democratica Avv. Maximiliano Granata.

Granata(Legalità Democratica):Lamezia Terme,”SERVE UNA RESISTENZA CIVILE”.

Sulla città di Lamezia Terme siamo moderatamente ottimisti. Il nostro è un ottimismo sui generis, si basa sul fatto che peggio di così non può andare, che meglio di così è possibile fare. Ed è sulla constatazione che a Lamezia Terme, vedo l’iniziativa politica di alcuni consiglieri comunali, Gianturco e Rubino, che parlano del PSC di fronte l’assoluto silenzio delle forze politiche,incomincia a lievitare una volontà di riscatto e cambiamento, che credo si debba legare al rinnovamento della democrazia in questa città.Bisogna dare una mano ai fratelli lametini che hanno iniziato la loro resistenza civile. Lo dichiara il presidente dell’associazione Legalità Democratica Avv. Maximiliano Granata.

Lamezia Terme:Gli ordini professionali, lo scarso ingegno e la mancata partecipazione al convegno sul PSC.

Leggendo le varie notizie sul web mi sono imbattuto in una notizia di Lamezia Terme. Gli ordini professionali degli Ingegneri, degli Architetti, degli Agronomi, dei Periti Industriali, e il Collegio dei Geometri della provincia di Catanzaro prendono le distanze da un incontro convocato sul piano strutturale (PSC) per domani pomeriggio al Chiostro di San Domenico.  In verità la notizia mi ha destato un po’ di curiosità e meraviglia. A mio avviso sarebbe stato utile un momento di dibattito e riflessione sulle tematiche illustrate che coinvolgesse i rappresentanti di Ordini e Collegi professionali con il territorio e per questo esprimo il mio plauso per l’iniziativa promossa dagli organizzatori dell’evento. Un’analisi puntuale, coraggiosa e senza reticenza dei “casi” di “mancato confronto degli ordini” è quindi attività che si traduce nella mancanza dei principi fondamentali delle libere professioni nella nostra società civile e politica.E’ con tale attività di puntuale e, magari, puntiglioso studio ed analisi e di denunzia delle patologie degli ordini professionali che si fa seriamente la battaglia non solo per la giusta professione, ma per quella della difesa degli ordini nel loro globale ed inscindibile complesso.E che si distingue dalle vaghe predicazioni di certi Ingegneri, Architetti,agronomi, periti industriali e geometri di sé stessi, comodamente scambiati per innovatori, di nostra conoscenza ed esperienza. A questo punto è saltata a sollazarmi, (ma non troppo) la memoria di un sonetto di Gioacchino Belli “Il valente Ingegnere ” del 1865, i cui primi versi beni si attagliano a questa vicenda comica:

Quello ingegner di cui mi chiedi, o Conte, È un ingegner del più ingegnoso ingegno.Al sol guardarlo gli si legge in fronte, come il cervel d’alti concetti ha pregno;

Belli è Belli e volentieri se ne accettano le ragioni. Diciamo pure, dunque, che quello del nostro caso è “scarso ingegno”, anche se decisamente “orientato”. Lo dichiara il Presidente dell’associazione Legalità Democratica Avv. Maximiliano Granata.