Elezioni Calabria:I parlamentari espulsi dal Movimento Cinquestelle verso De Magistris?

Dopo che  il capo politico del Movimento, Vito Crimi su Facebook, ha preannuciato l’avvio della procedure di espulsione dei  quattro parlamentari calabresi, Rosa Silvana Abate, Bianca Laura Granato, Margherita Corrado e Nicola Morra, le acque sono molto agitate nel movimento cinquestelle calabrese. I grillini espulsi dal gruppo parlamentare per il voto contro Draghi procedono ora in ordine sparso.Alla Camera sono stati espulsi dal capogruppo M5S Davide Crippa i due corigliano-rossanesi Francesco Forciniti e Francesco Sapia (quest’ultimo è stato il primo consigliere comunale grillino in Calabria).

Sulla stessa linea il capogruppo pentastellato in Senato Ettore Licheri che ha anch’esso firmato la lettera di espulsione per i quindici senatori dissidenti, tra cui i quattro calabresi Bianca Laura Granato, Rosa Silvana Abate, Margherita Corrado e Nicola Morra.
La foltissima pattuglia parlamentare calabrese che nel 2018 era composta da 18 parlamentari, dopo l’addio di Silvia Vono, trasmigrata verso le sirene renziane, tocca, quindi, quota 11.

Secondo alcune indiscrezioni dei bene informati, sembrerebbe che una parte di questi parlamentari si sia sentito tradito rispetto ai principi sposati con M5s e per questi motivi starebbe pensando di sostenere Luigi De Magistris alla guida della Presdienza della Giunta Regionale della Calabria. La storia continua…………

Granata(Legalità Democratica): Condivido le dichiarazioni di Vittorio Sgarbi, basta con i famigliari dell’inquisizione.

 

Maximiliano Granata

Vittorio Sgarbi

Granata(Legalità Democratica): Condivido le dichiarazioni di Vittorio Sgarbi sull’unione delle forze del centrodestra in Calabria per respingere le (probabili) ingerenze “politiche “ della magistratura. Il movimento Cinquestelle vuole che basti un avviso di garanzia (bella garanzia!!) per fare fuori un uomo politico, un avversario .

Condivido le dichiarazioni di Vittorio Sgarbi sull’unione delle forze del centrodestra in Calabria per respingere le (probabili) ingerenze “politiche “ della magistratura . Mario Occhiuto rappresenta il punto più alto di resistenza contro i giustizialisti, quest’ultimi bene incarnati a Cosenza dal maestro Nicola Morra. In questi mesi in Calabria si sente affermare che serpeggiano tra le forze politiche velleità di quelli che vogliono assumere il ruolo di “famigliari dell’Inquisizione”, di tirapiedi dei moderni progetti persecutorii di sopraffazione da parte delle Procure. Oggi questo ruolo se lo vogliono assicurare per lo più gli uomini della Casaleggio S.r.l., i cosiddetti Cinquestelle. Con le loro ridicole tesi , vogliono conferire alla giustizia, a sua volta impegnata in un’azione di supplenza e di sopraffazione di ogni altro potere, un effetto fulminante. Vogliono che basti un avviso di garanzia (bella garanzia!!) per fare fuori un uomo politico, un avversario. Vogliono essere, dicevo, i tirapiedi delle Procure (termine che deriva dalla funzione dei turpi collaboratori del boja di tirare i piedi degli impiccati per assicurarsi del loro strangolamento). Al contempo i Casaleggesi-Cinquestelluti stanno lavorando a creare nuove figure di reato (“sfigurando” l’assetto del codice). Ipotesi di reato che non sono definite in modo da individuare il confine tra il lecito e l’illecito, ma sembrano piuttosto finalizzate a far sì che ogni Procuratore possa incriminare, arrestare, far processare, sputtanare, chi più gli aggrada valendosi dell’elasticità di tali norme. Basti pensare al reato di “traffico di influenze” ed alla dilatazione oltre ogni certo confine del reato di “abuso d’ufficio”, che è divenuto lo strumento prediletto di abusi di magistrati protesi da un “uso alternativo della giustizia” (che è poi l’ingiustizia). Per combattere veramente mafia e corruzione, bisogna disfarsi di questi “famigliari dell’Inquisizione”, di questa antimafia, di questa “illibatezza” ridicola. Mandiamo a quel paese chi pretende di aver trovato un comodo modo per far finta di far politica scegliendo il mestiere del tirapiedi.

Il Presidente

Associazione Legalità Democratica

Avv. Maximiliano Granata

Contraccolpi nella Magistratura di Mauro Mellini

Contraccolpi nella Magistratura

Ho già avuto modo di scrivere che queste elezioni-terremoto, oltre a segnare una caduta che difficilmente potrà arrestarsi del grottesco “coso” 5 Stelle, e, di contro, la folgorante vittoria di Matteo Salvini e della Lega, hanno comportato anche la sconfitta, oltre che del Cattolicesimo populista di Papa Bergoglio (di cui bisognerà pure parlare), del Partito dei Magistrati.

Voci di una colossale “retata” di politici, che avrebbe dovuto precedere il voto del 26 maggio erano forse del tutto infondate. Ma è certo che se un proposito di intervento omogeno e “pianificato” c’è stato (e c’è) esso si è sgretolato ed è ridotto in frammenti confusi. E la reazione all’uso alternativo della giustizia, messo in atto con la “abituale” contestazione a destra e a manca di reati per lo più di abuso d’ufficio, immaginari in linea di fatto e stravaganti in linea di diritto, si è fatta sentire e non è detto che non sortisca effetti al di là dell’uso nella polemica elettorale.

Ma la cosa che più ha colpito l’opinione pubblica è stato l’apparire del fantasma (ci auguriamo che sia solo un fantasma) di contestazione di corruzione all’interno della stessa Magistratura.

Che in un Paese in cui la corruzione è tanto diffusa (anche se non quanto e con le modalità che sono affermate da quanti hanno interesse a tenere la classe politica sotto il giogo del discredito ed del timore di cadere nella rete giudiziaria) solo la Magistratura sia immune da questa tabe, è più che improbabile, impossibile.

Ma qui la cosa, in sé, grave e piena di conseguenze funeste, è da considerare ai fini delle valutazioni del potere che il Partito dei Magistrati, la pressione ed il timore da essi fatte gravare sulla classe politica ne dovranno pur fare.

Se veramente Salvini ha intenzione e possibilità di portare avanti la sua azione contro l’intimidazione giudiziaria che grava il Paese, questo è il momento in cui la gente comincia ad aprire gli occhi sulla reale sciagura di una Magistratura che più che della giustizia, sembra preoccupata dell’”uso alternativo” di essa.

Un “uso alternativo” che significa necessariamente ingiustizia, come, dopo decenni di teorizzazioni venefiche, ammantate di marxismo, comincia ad essere visibile e concreta.

Vedremo se alle parole seguiranno i fatti. Vedremo pure se la vocazione dei 5 Stelle di far la parte, di fatto, dei tirapiedi delle più becere Procure, si esaurirà o se certe perversità siano invece entrate nel Dna della politica e della vita sociale. Vedremo. E non ci sarà molto da attendere.

Mauro Mellini

MAGISTRATI SCATENATI: ORA TUTTI NE VEDONO IL “PARTITO” di Mauro Mellini

Mauro Mellini

MAGISTRATI SCATENATI:
ORA TUTTI NE VEDONO IL “PARTITO”

L’avvicinarsi del voto di domenica 26 maggio ha messo il pepe sulla coda di Procuratori e Procure impegnati nella “lotta alla politica”.
Perché oramai quale che sia il fondamento delle accuse rivolte ad amministratori e “politici”, l’ondata e l’apparente “direzione” delle incriminazioni, la scelta del tempo e tutta la solita strumentazione e “collaborazione” con la stampa, denunciano l’impegno delle Toghe a colpire per “ulteriori finalità”, secondo una visione di parte e, di conseguenze secondo una strategia riconducibile a quell’”uso alternativo della giustizia” di cui tanto ciarlarono nelle loro teorizzazioni gli scalpitanti magistrati di Magistratura Democratica di alcuni decenni fa.
L’”alternativa” cui essi allora alludevano era la grande rivoluzione sociale secondo gli schemi marxisti, di cui, invece, le macerie, i liquami ci hanno dato il “nuovo” populismo becero oggi in auge.
Questi tardivi epigoni di un Partito dei Magistrati un po’ sgangherato (il fatto che esso per lo più operi in sintonia con i forcaioli imbecilli del Cinquestellismo locale basta ed avanza a confermarlo) si valgono di strumenti legislativi e di forzature giurisprudenziali che sono stati sciaguratamente elargiti per placare i loro bollori nel corso di decenni. C’è una ricchezza di ricorso al reato di abuso in atti d’ufficio che ne fa “l’abuso dell’abuso” ed ora vengono fuori le assurde novità (si fa per dire) della legge sul finanziamento dei partiti, per la quale mettere le mani al (proprio) portafoglio, per alimentare la propria corretta politica, è reato.
Tutto l’armamentario anticorruzione oggi nelle mani di questi magistrati “lottatori” a Cinque Stelle o giù di lì è frutto di una corrività tipicamente berlusconiana nell’”ammansire” i forcaioli nell’illusione di placarli.
La corruzione c’è ed è grave. E’ frutto oltre che di una caduta del senso dello Stato e dei doveri di onestà, della frantumazione del sistema partitocratico della Prima Repubblica, in cui la tangente era una sorta di “decima” pagata al sistema politico ricevuto da Yalta ed alla lotta al Comunismo. Sistema di corruzione che la complicazione inestricabile di leggi, leggine, colli di bottiglia, “pedaggi”, “posti di blocco”, per ogni attività imprenditoriale hanno fatto lievitare e reso usuale.
Tutta la “lotta” alla corruzione pare che abbia effetti controproducenti. Certo questi “effetti” sono, anziché nel senso di una diminuzione e repressione degli illeciti, già nella vita economico-sociale, un aumento del potere di cui l’abuso d’ufficio lo mette in atto chi lo compie “in nome del Popolo Italiano”.
Ma oramai il Partito dei Magistrati non sembra tendere più ad agire come un unico corpo in un’unica direzione. E’ piuttosto espressione dello scadimento in sé delle fobie e dei vagheggiamenti dei peggiori tra i magistrati stessi.
Li conosciamo. Li conoscete. Parliamone di più.
E vediamo di cacciarli. Non è impossibile.

Mauro Mellini

Pesante dichiarazione di Mario Occhiuto agli avversari: Giustizialismo becero, che augura a tutti manette e arresti .

Mario occhiuto

C’è una nuova “sinistra” che si dà da fare in città. La definirei la “sinistra dell’odio”, movimentista e populista. Senza ideali, se non quelli di odiare gli avversari. Che non si fa scrupoli ad allearsi con “sette” di esaltati, con vecchi arnesi della politica che hanno saccheggiato il territorio, con i 5stelle che adesso sono contemporaneamente al governo e all’opposizione.

È quella che fa i cortei e le manifestazioni a favore delle macchine, del traffico veicolare all’interno della città. Contraria alle zone a traffico limitato (ZTL) e all’estensione del verde e dei parchi urbani. Contraria alla realizzazione di nuove aree pedonali, di piste ciclabili. Contraria al tram e ai sistemi di trasporto pubblico e di mobilità sostenibile.

È quella che critica le nuove opere pubbliche solo perché le facciamo noi, che detesta le demolizioni che invece fanno parte del processo di trasformazione della città contemporanea. A cui non piacciono le feste di città e gli eventi.

È quella a favore dei cassonetti stradali e contro la differenziata porta a porta. A favore delle discariche e contro il riciclo dei materiali.

È quella dell’assistenzialismo e del giustizialismo più becero, che augura a tutti “manette” e arresti. Che utilizza delinquenti del web per intimidire e condizionare le istituzioni, e per offendere, diffamare, denigrare gli avversari. E che poi si reca ogni giorno in procura per denunciarli, nella speranza di farli fuori utilizzando la magistratura e gli altri organi dello Stato.

Se prevalessero questi signori, la nostra città e la nostra regione farebbero un altro disastroso passo indietro. Non possiamo permettercelo. Contro l’odio e le offese mettiamo in campo le nostre armi più potenti: la buona volontà e la determinazione, la pazienza, l’amore e la passione per il territorio, la comprensione reciproca e l’unità di intenti.

MAGISTRATI: IN ATTESA DELLA CATASTROFE

Mauro Mellini

Che fa il Partito dei Magistrati?

Il caos del mondo politico e delle strutture governative è tale che, magari, qualcuno ha l’impressione che esso si sia ritirato e messo da parte, spaventato più che stimolato dalla prospettiva di conquistare il potere, gli altri poteri dello Stato.

Non credo che ciò sia vero. L’erosione del sistema di bilanciamento dei poteri e dei limiti che quello giudiziario deve osservare è costante e insistente. Ed ogni tanto qualche palese baggianata, qualche piede in fallo messo nel muoversi in tale direzione si manifesta in modo clamoroso e grottesco. Basti pensare alla contestazione del “sequestro di persona per mancata accoglienza” del Procuratore di Agrigento, divenuto per l’occasione Procuratore di tutti i mari e di tutti i porti.

E’ vero, piuttosto, che anche il P.d.M.  è in crisi, è senza guida e va brancolando alla ricerca di obiettivi. Che non gli mancano perché sempre e ovunque cerca potere e tende a debordare per procurarsene quanto non gli spetta in ogni occasione e direzione.

C’è poi il fatto che, a seguito della clamorosa contestazione che la stessa Cassazione ha fatto delle vicende di Nino Di Matteo, dell’affare Saguto, di quello di Sicindustria, la Sicilia e Palermo fino a poco fa capitale di Togalandia sembrano divenute sede meno tranquille per l’estremismo politico-giudiziario, già compromesso fortemente in Sicilia dai capitomboli non solo politici di Ingroia, che in una alleanza del P.d.M. con i 5 Stelle sembrava essere divenuto il profeta ed il maestro.

L’epicentro delle velleità (se di velleità si tratta) di “occupare la politica” da parte dei magistrati “lottatori” è ora indiscutibilmente la Calabria.

Ed in Calabria è Gratteri con il suo variegato passato di rapporti speciali con la politica (Ministro della Giustizia in pectore di Renzi, respinto da Napolitano etc. etc.) pare abbia scelto di muoversi sul piede di casa. C’è chi in Calabria dà per sicuro la sua candidatura a Presidente della Regione per le prossime elezioni.

Non so quanto vi sia di vero e di probabile in una così specifica affermazione. Certo è che Gratteri sta diventando primatista di presenze in convegni, dibattiti, cerimonie ed esibizioni varie, al punto da mettere in pericolo il primato del “Cittadino di Cento Città”, Di Matteo.

Una domanda si impone: con chi dovrebbe scendere in campo il Procuratore oramai distratto da altri miraggi? L’idea che un magistrato non ha bisogno di scegliersi un partito è tramontata già con l’ineffabile Ingroia.

Che lo vogliano con loro i 5 Stelle è probabile, anche se da quella parte le cose sono sempre meno certe di quanto possano apparire. E, poi, questo segnerebbe un altro passo, localmente definitivo, della frattura con la Lega. Senza la quale non c’è toga che potrebbe colmare il deficit, questa volta, di voti.

Ma quanti in Calabria si rendono conto del pericolo di una tale candidatura, è ben che facciano conoscere il loro NO secco ed insuperabile senza attendere l’ultimo momento, in cui lo sgomento del dir no ad una toga così fortemente sventolata al vento della politica potrebbe superare ogni ragionevolezza.

Intanto c’è il diffondersi e consolidarsi della tendenza a sottoporre l’attività amministrativa ad una sorta di sindacato di merito da parte della giustizia, di quella penale (e delle Procure) soprattutto facendo di ogni errore di procedura un “abuso”. Si potrebbe dire che i Magistrati, quelli “lottatori”, del “Partito”, abusando soprattutto del reato di abuso d’ufficio si attribuiscano una partecipazione al potere esecutivo. E, quel che è più grave, tale potere non è “correttivo”, di incidenza sulla repressione del mal fatto, ma è realizzato con la diffusione generale di un timore su ciò che potrebbe pensarne la Procura. Paura dell’incidente giudiziario, cioè, invece che della legge penale.

E paura anche del più clamoroso degli errori di Procure e Gip. Nessuno vuole rischiare arresti e provvedimenti cautelari, anche se così assurdi da essere certamente seguiti da clamorose (mai abbastanza) assoluzioni e revoche.

C’è in atto una politica da intimidazione che è l’esatto opposto delle funzioni della Giustizia in un Paese libero.

Avvisi di cosiddetta garanzia, arresti, sospensioni cautelari. A volte non si va oltre. Ma, ai fini di una politica di generale intimidazione e di imposizione del potere della “Magistratura partito” anche un avviso di garanzia il più sgangherato destinato a finire in una archiviazione a breve termine (il che è sempre difficile) sono un mezzo di intimidazione, fanno sì che qualcuno, magari un vero galantuomo sia portato a dire “Ma chi me lo fa fare?”. Non tutti possono permettersi di reagire come Salvini di fronte alla cantonata di Patronaggio.

E questa capacità di intimidazione nei confronti anche e soprattutto delle persone dabbene diventa una “ragione” per guardarsi le spalle prendendosi in Giunta un magistrato, che sia di garanzia e di protezione agli altri.

Cosa che, poi, magari non funziona affatto.

Insomma, mentre il Partito dei Magistrati perde colpi ed occasioni per le sue maggiori ambizioni, si consolidano e si fanno più insolenti i suoi espedienti, le sue violenze locali, i suoi abusi quotidiani.

Si parla di molti guai. Non si parla abbastanza di questi che non sono dei minori e, francamente, sono i più sporchi.

Mauro Mellini

Mauro Mellini: Il senatore a cui si riferisce è Nicola Morra ?

Mauro Mellini

Mauro Mellini: Il senatore a cui si riferisce è Nicola Morra ?

Alcuni passi di un articolo di Mauro Mellini del 01.10.2018

UN’ALTRA ALLEANZA IN FRANTUMI: QUELLA TRA 5 S. E MAGISTRATI

In una importante Città del Sud, che vanta tradizioni di cultura ed ha visto suoi cittadini onorare importanti ruoli politici, c’è, ad esempio un Senatore del partito grillino che quando non è impegnato a Roma a scaldare il suo seggio a Palazzo Madama, “è di casa” al locale Palazzo di Giustizia, a mendicare attenzione per le sue delazioni contro ogni altro “politico” della Città ed a suggerire inconcepibili (ma talvolta concepibilissime) baggianate pseudo giudiziarie.
Questo signore, apprendo ora, sta facendo carriera. Ed è il classico Cinquestelluto così come lo vuole il peggio del Partito dei Magistrati, secondo lo schema di un partito “antipolitico” in funzione di tirapiedi di una magistratura prevaricatrice e neoforcaiola.

Occhiuto risponde ai 5S: Invocano l’intervento della magistratura anche per riaprire una strada .

Mario Occhiuto

Il Sindaco continua per la sua strada, rispondendo ai 5S e agli altri che criticano le ztl decise di recente . In questa città c’è chi invoca l’intervento della magistratura persino per riaprire una strada, chiusa per realizzare un’opera pubblica relativa a un parco urbano e a un sistema di trasporto pubblico. In questa città c’è ancora chi fa cortei a favore del traffico veicolare e contro la realizzazione di un parco e di sistema di mobilità sostenibile. In questa città ci sono quelli che contestano tutto e dicono di voler cambiare il mondo, ma vogliono cambiarlo in macchina non a piedi .

Mario Occhiuto: Iacchite “arma di diffamazione di massa” senza che, di fatto, nessuno risponda per quanto vi viene pubblicato.

Tribunale di Cosenza

Costretto a lavorare per anni sotto una persecuzione mediatica.

In Calabria è stato messo in piedi un vero e proprio sistema eversivo legato al mondo dell’informazione, al centro del quale si trova il sito web “www.iacchite.com” che viene utilizzato, probabilmente in sinergia con l’attività di alcuni parlamentari, per screditare tutte le istituzioni locali e le articolazioni territoriali dello Stato;
– l’attività del sito web “www.iacchite.com” è molto spesso fondata su articoli basati su notizie false o addirittura veicolo essi stessi di falsità, che, oltre a creare un evidente danno alla reputazione delle proprie vittime, delegittimano tutte le istituzioni, generando movimenti di opinione basati su convinzioni errate. Tale attività è peraltro svolta in palese violazione del principio deontologico secondo cui i giornalisti hanno “il dovere di promuovere la fiducia tra la stampa e i lettori”;
-che bersaglio privilegiato del sito web “www.iacchite.com” sono in modo particolare il Comune di Cosenza e il suo Sindaco -che ha già ottenuto l’emissione di diverse sentenze di condanna per diffamazione nei confronti del responsabile di www.iacchite.com- nonché i magistrati in servizio presso la Procura della Repubblica e la Sezione Penale del Tribunale di Cosenza;
-che nei giorni in cui si stava formando il Governo attualmente in carica, articoli pubblicati da “www.iacchite.com” ipotizzavano possibili conseguenze negative per il Sindaco di Cosenza, se l’on. Alfonso Bonafede fosse diventato, come poi è stato, Ministro della Giustizia, e il sen. Nicola Morra avesse assunto la carica di Sottosegretario allo stesso Dicastero, di fatto millantando contatti e un rapporto privilegiato tra questi esponenti del MSS e la testata;
-che nei mesi scorsi, diversi articoli pubblicati dal sito web “www.iacchite.com” hanno annunciato imminenti ispezioni nelle procure calabresi, e dopo qualche giorno sono arrivate, puntuali, interrogazioni parlamentari di esponenti del M5S che chiedevano al Ministro competente proprio la disposizione di tali ispezioni;
-che allo stesso modo, dopo che “www.iacchite.com” in alcune occasioni ha anticipato la messa in campo di attività del Ministero dei Beni Culturali, dirigenti del medesimo Dicastero si sono mossi sulla falsariga di quanto annunciato dal sito web;
-che il complesso di queste attività portate avanti da “www.iacchite.com“, oltre a ledere l’onorabilità dei soggetti coinvolti, produce l’esercizio di pressioni improprie sulle istituzioni, ed in particolare sul Comune di Cosenza e sulla magistratura cosentina;
-che, addirittura, il predetto sito web ha sponsorizzato le recenti assidue frequentazioni del Sen. Nicola Morra, quasi quotidianamente presente presso gli uffici della Procura della Repubblica di Cosenza, con tale Giuseppe Cirò, soggetto già denunciato per gravi irregolarità in danno del Comune di Cosenza e del Sindaco di quella città;
-che, come risulta da altra fonte di informazione in rete, il Sen. Nicola Morra starebbe trasformando il predetto Cirò in un falso “collaboratore di giustizia”, fomentando lo spirito di vendetta di quest’ultimo per istigarlo a calunniose e false delazioni nei confronti dei suoi avversari politici, ed in particolare contro il Sindaco di Cosenza ed i suoi stretti collaboratori, nonché contro magistrati in servizio presso la Procura della Repubblica di Cosenza, così intralciando e condizionando l’attività della magistratura inquirente;
-che il sito web “www.iacchite.com“, nato nel settembre del 2015 come supporto telematico del giornale cartaceo “Cosenza Sport”, col quale di fatto non ha nulla a che fare, è gestito dal giornalista Gabriele Carchidi e da Michele Santagata, che nel corso del tempo hanno accumulato diverse decine di denunce e molte condanne, finanche per stalking digitale, ed il primo ha subito anche la sospensione dall’ordine dei giornalisti della Lombardia, per gravissime mancanze deontologiche;
-che, nonostante ciò, l’impressione che si è radicata è che “www.iacchite.com” sia una sorta di “arma di diffamazione di massa”, che opera al di fuori di ogni regola, di natura tanto civilistica quanto penale, e senza che, di fatto, nessuno risponda per quanto vi viene pubblicato;
-che la predetta condotta illecita risulta ancora in atto, proseguendo, i predetti soggetti, impunemente, nella perpetrazione di gravi reati, quali quelli di stalking, rivelazione di segreti d’ufficio e oltraggio a corpo giudiziario, senza che la Procura della Repubblica di Cosenza e quella di Salerno (competente per i reati in danno dei magistrati del distretto della Corte di Appello di Catanzaro) riescano ad adottare le doverose misure cautelari atte ad evitare la reiterazione dei reati ;
tanto premesso, si chiede:
– se siano a conoscenza dei fatti riportati e se, in caso contrario ritengano di dover disporre quanto necessario per appurarne la veridicità;
– se credano che un tale sistema eversivo possa portare avanti la propria attività diffamatoria impunemente;
– quali iniziative intendano adottare per verificare la indisturbata prosecuzione della anzidetta attività delittuosa e per cogliere;
– se ritengano che dietro a quanto sta accadendo in Calabria vi sia un preciso disegno volto a screditare, e forse a porre sotto ricatto, diretto o indiretto, le istituzioni elette dal popolo sovrano, e la magistratura con il grave ed irresponsabile coinvolgimento di esponenti politici ed addirittura di parlamentari;
– quali iniziative intendano adottare per tutelare il lavoro dei magistrati in servizio presso la Procura della Repubblica ed il Tribunale Penale di Cosenza, e per evitare i condizionamenti e gli intralci orditi dal sen. Nicola Morra;
– quali misure, quindi, intendano mettere in campo per ristabilire una volta per tutte le legalità e impedire che le istituzioni di una intera Regione vengano sistematicamente vilipese da un sito web di informazione, strumentalizzato per fini pseudo politici;
– quali rapporti ci siano tra il sen. Nicola Morra, e i responsabili del sito www.iacchite.com, ed il Cirò Giuseppe;
– se sia conforme a quanto previsto dalla vigente normativa sulla stampa che un sito web che si occupa di cronaca e di politica, in modo particolare, sia collegato a una testata sportiva con cui non ha poi nulla a che fare, così mascherandosi dietro la bandiera della libertà di informazione, peraltro continuamente violata e mortificata

Dichiarazione di Mario Occhiuto dalla pagina FB